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Peter Gilléron: ‘Massima fiducia in Vladimir Petkovic’

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Come il suo ruolo gli impone, il presidente dell’Associazio­ne svizzera di calcio Peter Gilléron deve convivere con l’amarezza per l’ennesima uscita di scena a un ottavo di finale di un Mondiale e la necessità di trovare gli aspetti positivi per guardare avanti. «Siamo sicurament­e delusi da come è andata la partita, ma dobbiamo comunque guardare i lati positivi – ha dichiarato a Togliatti il numero uno dell’Asf –. Siamo riusciti a qualificar­ci tra le migliori 16 al mondo, non tutto è da buttare e le prime due partite sono state molto positive, mentre nelle ultime due è mancato qualcosa. Quella con la Costa Rica non contava molto, è vero, ma quella più importante, con la Svezia, l’abbiamo persa davvero male. Non so cosa sia successo nella testa dei giocatori dopo la vittoria con la Serbia. Si aspettavan­o di affrontare la Germania e invece è arrivata la Svezia, una squadra contro la quale è molto difficile esprimere il proprio calcio. Forse il gioco molto calcolato degli scandinavi ci ha tolto un po’ di emozioni e ci ha spiazzato. Peccato, perché era un’occasione che probabilme­nte non si ripresente­rà più, però bisogna andare avanti, consapevol­i che abbiamo una bella squadra e che le prospettiv­e per il futuro sono buone». Andare avanti, ma sempre con Vladimir Petkovic? «Per me e per la Federazion­e Vladimir Petkovic non è in discussion­e, anche perché sarebbe stupido aver prolungato il suo contratto prima dei Mondiali per poi cacciarlo subito dopo, a maggior ragione visto quanto mostrato dalla squadra durante le qualificaz­ioni e in questa Coppa del mondo. Non a caso la prima cosa che ho fatto è stato ringraziar­e Petkovic per il suo lavoro. Per un’analisi più approfondi­ta, ci vorrà del tempo». Se il problema non sono né l’allenatore né i giocatori (perlomeno non dal punto di vista tecnico), allora deve essere mentale... «Forse per certi versi noi svizzeri abbiamo la sensazione di essere mediocri e ci manca il coraggio di eccellere, ma dobbiamo metterci in testa che non siamo la piccola Svizzera, siamo dei campioni e vogliamo dimostrarl­o. A livello mentale è uno scalino che dobbiamo ancora salire».

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KEYSTONE Numero uno dell’Asf

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