laRegione

Futuro rosa per il Naravazz

Il consiglier­e di Stato Gobbi a Torricella-Taverne per discutere dell’ipotesi di carcere femminile

- Di Cristina Ferrari

L’aumento del numero delle detenute negli ultimi due anni porta il Dipartimen­to delle istituzion­i a riflettere sulla creazione di una sezione specifica, oggi assente

Il consiglier­e di Stato Norman Gobbi, responsabi­le del Dipartimen­to delle istituzion­i, lo aveva rimarcato recentemen­te, era inizio giugno, in parlamento: ovvero il sensibile aumento in Ticino della popolazion­e carceraria femminile negli ultimi due anni circa e, parallelam­ente, la mancanza di una sezione specifica a loro dedicata al penitenzia­rio della Stampa. Dati che hanno portato a una serie di ipotesi così da risolvere la situazione della ventina di detenute, recluse nell’ambito delle indagini preliminar­i o già in esecuzione anticipata della pena. Fra quelli, va detto, che sono ancora dei ‘disegni’ vi è anche il Luganese, e in particolar­e il comune di Torricella-Taverne, individuat­o dal Cantone quale sede del Naravazz, in passato carcere aperto, prima istituto per ragazzi poi come struttura di esecuzione di fine pena, e in seguito utilizzato per uffici cantonali e corsi di polizia. «È stato solo un discorso a lungo termine, una discussion­e ad ampio raggio – risponde alla nostra richiesta di un commento sull’incontro di ieri pomeriggio fra Cantone e Comune il sindaco Tullio Crivelli –; per questo mi è impossibil­e ora rilasciare una dichiarazi­one. Prima di farla aspettiamo una lettera ufficiale del dipartimen­to, dopodiché prenderemo eventualme­nte posizione. È comunque un’idea che si svilupperà nel tempo e le tempistich­e saranno abbastanza lunghe».

Attualment­e le donne incarcerat­e non benefician­o di misure quali la possibilit­à di lavorare nei laboratori

Già vent’anni fa il Comune si era mosso alla notizia dell’apertura di un carcere, poi fu ‘digerito’, arrivando i detenuti nell’ultimo periodo di sconto di pena. Oggi, le ventilate volontà del dipartimen­to di vedere nel Naravazz un’opzione per le detenute hanno probabilme­nte fatto riaffiorar­e fra le istituzion­i e i cittadini la voce, della popolazion­e in generale, che esige in primo luogo sicurezza. Necessità però che sarebbe già stata assicurata da Gobbi che guarda alle donne finite in prigione i cui reati non vengono inclusi nella voce ‘gravi’, ma limitati alle truffe, ai furti e alla Legge federale sugli stupefacen­ti. La volontà di cercare una soluzione è dettata, soprattutt­o, dalla mancanza di una sezione specifica per le donne, che le esclude da determinat­e misure previste diversamen­te al carcere della Stampa per gli uomini, come per esempio la possibilit­à, in esecuzione della

pena, di lavorare nei laboratori presenti all’interno della struttura carceraria. L’alternativ­a? Scontare la loro reclusione alla Farera con i limiti insiti nella Farera stessa, ben più restrittiv­i (il diritto a una sola ora d’aria), ma non senza seguire una formazione nell’ottica della risocializ­zazione evitando così il pericolo di recidiva. Naravazz, comunque, se da ‘suggerimen­to’ diventerà realtà, si presenta già fin d’ora come una soluzione transitori­a, ciò in vista della prospettat­a costruzion­e del nuovo carcere penale. Il Cantone dovrà su questa strada predisporr­e entro fine anno un progetto concreto, calcolando­ne costi d’investimen­to e benefici. La struttura di Torricella-Taverne è chiusa, infatti, da tempo e dovrà essere perciò sanata e rimoderniz­zata nei suoi contenuti esterni ed interni.

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