Storia di speranza in un Nepal diviso
Si è partiti dal Nepal in cerca di guarigione dalle ferite della guerra civile tra maoisti e regime monarchico di ‘White Sun’, film del 2016 di Deepak Rauniyar che mercoledì sera al Parco Sant’Antonio di Balerna ha aperto la rassegna Cinema Sud organizzata da Helvetas (si replica domani, sabato, alle 21). Il film è un racconto del Nepal di oggi, con i suoi conflitti e le sue contraddizioni, pensato per gli spettatori occidentali; ne risulta una narrazione a tratti eccessivamente didascalica ma comunque ben costruita e con almeno un paio di scene di impatto. Protagonista del film è Chandra, un ex combattente maoista che, dopo dieci anni di assenza, torna nel suo sperduto villaggio natale per le esequie del padre, monarchico convinto. Esequie complicate dai rituali tradizionali che prima costringono a far passare il corpo da una stretta finestra – perché un morto non può uscire di casa dalla porta – e poi la cremazione al fiume. Il problema è che solo gli uomini possono toccare, e quindi trasportare, la salma e gli unici maschi abbastanza in forze per scendere il ripido sentiero con il corpo sono Chandra e suo fratello Suraj che, durante la guerra, aveva combattuto sul fronte opposto e impone, come gesto di rispetto verso il padre e di rivalsa verso Chandra, il ferreo rispetto delle tradizioni. Ad esacerbare il contrasto tra i due, Durga, ex moglie di Chandra che vuole risposarsi con Suraj per dare un futuro a sua figlia Pooja. I contrasti familiari e politici si mischiano: Chandra cerca, inutilmente, l’appoggio prima delle autorità e poi di guerriglieri un tempo suoi alleati. Il regista contrappone due mondi, da una parte quello degli anziani del villaggio, cocciutamente legato a tradizioni ormai impraticabili e dominato da pregiudizi e discriminazione verso donne e caste inferiori; dall’altra il mondo nuovo, nato dalla rivoluzione che apparentemente ha posto fine alle storture del passato, in realtà le ha semplicemente riproposte sotto altra forma. Sullo sfondo, i bambini che riescono a sfuggire a questa sterile contrapposizione e alla fine risolvono la situazione apparentemente senza via d’uscita creata dagli adulti. Un invito, forse scontato ma necessario, a sperare nelle nuove generazioni. Info: