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‘Vlado è il valore aggiunto’

Per Livio Bordoli l’Asf ha fatto bene a confermare l’allenatore di origine bosniaca alla guida della Nazionale

- Di Sascha Cellina

La conferma di Vladimir Petkovic alla guida della Nazionale – invero piuttosto scontata, se non per forza per i risultati, per il modus operandi a cui ci ha abituato l’Asf – ha fatto storcere il naso a chi vede nel 54enne bosniaco uno dei principali colpevoli dell’eliminazio­ne della Svizzera per mano della Svezia agli ottavi di finale del Mondiale. Tra questi, non c’è sicurament­e il nuovo responsabi­le tecnico della Federazion­e ticinese di calcio Livio Bordoli (operativo dal prossimo primo agosto)... «Per me Vladimir Petkovic è un valore aggiunto, anzi è il valore aggiunto della Svizzera – afferma l’ex tecnico, tra le altre, di Locarno, Chiasso, Bellinzona e Lugano –. Un altro allenatore, svizzero o straniero, con una squadra del genere composta da tante etnie differenti, non avrebbe ottenuto i risultati che la Nazionale ha centrato negli ultimi anni e forse non sarebbe nemmeno andata in Russia».

‘Con un altro tecnico forse non saremmo nemmeno andati in Russia’

Dove anche per il 54enne di Vogorno non tutto è stato da buttare, ma quel maledetto ottavo di finale con la Svezia... «Sia con il Brasile, sia con la Serbia abbiamo buttato via il primo tempo, ma nella ripresa ho visto davvero un’ottima Svizzera. Con la Costa Rica poi non è stata partita vera, mentre il match con la Svezia (che ho guardato da solo a casa) mi ha lasciato – come a tutti immagino – davvero una strana sensazione, perché nonostante fosse un ottavo di finale di un Mondiale, non mi ha dato nessuna emozione. Sembrava che giocassimo un’amichevole. È vero che come ha detto Vlado (Petkovic, ndr) la Svezia è una squadra che toglie le emozioni dalle partite, ma le emozioni bisogna anche andarle a cercare e provocarle. Anche solo alla fine, con la forza della disperazio­ne, bisognava perlomeno tentare qualcosa, salire e buttare dentro palla, tanto prendere il secondo gol non avrebbe cambiato nulla. Invece siamo stati fin troppo

tranquilli, troppo buoni, è mancata cattiveria e non abbiamo provocato nessuna “rissa”, a differenza di quanto fatto ad esempio dalla Colombia contro l’Inghilterr­a, atteggiame­nto che ha pagato con il gol del pareggio. Poi certo, ci vuole anche un po’ di fortuna, ma se non ci provi nemmeno...».

‘A questa squadra manca qualità, non ci sono giocatori di classe mondiale’

Più che una questione di mentalità, però, per Bordoli è la base a mancare... «Non abbiamo la qualità che tutti pensavamo. A ben vedere, non c’è un solo giocatore di classe mondiale, a parte forse Sommer, che però gioca pur sempre nel Borussia Mönchengla­dbach, solo nono nell’ultima Bundesliga. Ci mancano giocatori protagonis­ti nei top club. Ad esempio da quando Xhaka è all’Arsenal, non si è più qualificat­o per la Champions League; Shaqiri e Schär (oltretutto quest’ultimo non sempre titolare) quest’anno sono retrocessi rispettiva­mente con Stoke City e Deportivo La Coruna; Akanji ha giocato a corrente alternata in un Dortmund che non è andato oltre al quarto posto in Bundesliga; Behrami all’Udinese è stato più tempo fuori che in campo; Lichtstein­er ha faticato con la Juve; Rodriguez ha fatto bene, ma in un Milan che si è qualificat­o a fatica per l’Europa League (ma che non la giocherà nemmeno per l’esclusione decisa dall’Uefa a causa dei problemi con il fair play finanziari­o, ndr); Dzemaili milita nel Bologna, squadra che sarebbe di metà classifica nel campionato svizzero; Gavranovic gioca in Croazia, dove il livello è più basso che da noi; Seferovic non gioca e via dicendo... Se le premesse sono queste, il verdetto può essere uno solo: la Svizzera non è una squadra forte». A maggior ragione però allora bisognereb­be compensare il gap tecnico con altre caratteris­tiche... «Esattament­e, la differenza era da fare a livello fisico, di carattere, grinta, fame... Ad esempio Giappone e Danimarca, che pongo allo stesso livello della Svizzera, sono andati oltre i loro limiti, hanno regalato ai tifosi delle emozioni e non a caso alla fine sono stati applauditi. Da noi invece sembrava un funerale, perché la partita con la Svezia non è stata degna di un ottavo di finale mondiale. E non sto dicendo che i nostri giocatori non hanno dato il 130 per cento, così come sono certo che hanno preparato bene la partita, ma evidenteme­nte questo non basta».

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KEYSTONE Giusto che resti in sella

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