In un vicolo cieco
Bangkok – Non c’è via d’uscita, se non la più lunga e rischiosa. È già sfumata la speranza di poter evacuare dalla grotta Tham Luang, i dodici ragazzini thailandesi e il loro allenatore, intrappolati da giorni. Un soccorritore, un sub dei Navy Seal, è già morto durante un trasporto di bombole d’ossigeno alla cavità in cui è stato individuato il gruppo. E proprio l’ossigeno comincia a mancare nella grotta, mentre incombe il monsone. Il morale e la resistenza delle squadre di soccorso sono messi a dura prova. Ma il via libera alle operazioni di recupero non è ancora arrivato. “I ragazzi non sono ancora pronti per le immersioni. Vogliamo il minimo rischio, e il migliore dei piani possibili”, ha detto in serata il governatore Narongsak Osatanakorn, quando ormai non si contava più sulla possibilità di percorrere il cunicolo individuato a 150-200 metri da dove si trovano i ragazzi. Il tentativo di trivellazione è fallito. “Abbiamo timore del maltempo e del calo di ossigeno nella grotta”, ha ammesso Narongsak. E questo sta diventando il problema più grave: il livello di ossigeno è sceso al 15 per cento, ben sotto alla norma (21%). Un impoverimento rischioso, specialmente per ragazzi debilitati dalla lunga permanenza sottoterra. I soccorritori sono riusciti comunque a posare un tubo lungo cinque chilometri che immette ossigeno nella grotta. Rimane però il fatto che piogge forti sono in arrivo: già da oggi in teoria, con un crescendo di intensità che dovrebbe toccare il picco mercoledì, quando sono previsti 50 millimetri di acqua, una quantità quasi doppia rispetto a quella del giorno più piovoso registrato dall’entrata del gruppo nella caverna lo scorso 23 giugno.