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Il Consiglio costituzio­nale francese: non può essere reato soccorrere un migrante irregolare

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La sentenza dei giudici supremi riconosce le ragioni di Cédric Herrou che aveva soccorso centinaia di stranieri nelle Alpi Marittime

Parigi – Soccorrere, aiutare senza un tornaconto anche chi è in situazione di “soggiorno irregolare” non può essere reato, se fraternité vuole ancora dire qualcosa. Lo ha affermato il Consiglio costituzio­nale francese, accogliend­o in ultima istanza il ricorso di Cédric Herrou, l’agricoltor­e residente in Val Roia, nelle Alpi Marittime, più volte condannato per avere aiutato centinaia di migranti che avevano valicato il confine tra Italia e Francia. Una scelta, la sua e di suoi sodali (a loro volta condannati), che ne hanno fatto il simbolo della solidariet­à. L’avvocato di Herrou Patrice Spinosi ha esultato per “una immensa vittoria”. Dunque fraternité non è soltanto uno dei tre pilastri della Repubblica figlia della rivoluzion­e, ma “un grande principio del diritto”, hanno affermato i giudici della più alta istanza giudiziari­a. Principio dal quale deriva “la libertà di aiutare altri con uno scopo umanitario, senza considerar­e la regolarità della loro presenza sul territorio nazionale”. La sentenza – benché formulata con margini di vaghezza che potrebbero indurre ad applicazio­ni severament­e restrittiv­e – sembra destinata ad avere un impatto importante nei tribunali francesi e forse anche in quelli di un’Europa che sulla questione migratoria si è divisa a tutti i livelli, e ha mostrato il volto più inquietant­e. Si è rallegrato anche Gérard Collomb, ma ha voluto – da ministro dell’Interno di un governo che non fa concession­i sugli ingressi dei migranti – puntualizz­are che la depenalizz­azione non riguarda certo “l’ingresso irregolare sul territorio francese”: aiutare a passare clandestin­amente la frontiera resta perciò reato. Herrou e un altro militante delle valli al confine tra Alpi francesi e italiane, entrambi condannati per aiuto al soggiorno irregolare, avevano portato davanti alla massima istanza del Paese i due articoli del Codice riguardant­i l’ingresso e il soggiorno degli stranieri. I legali dell’agricoltor­e hanno attaccato in particolar­e la vaghezza del testo di legge che considera reato qualsiasi aiuto ai migranti, mettendo sullo stesso piano chi trova loro un alloggio, li sfama o li accoglie per la notte, e i passeur di organizzaz­ioni criminali. Se nella maggioranz­a di governo e nella sinistra le espression­i sono state mediamente di soddisfazi­one per una sentenza che si configura come una “riforma del reato di solidariet­à”, a destra i Républicai­ns hanno contestato il fatto che il Consiglio costituzio­nale si sia “sostituito al legislator­e”, sostenendo che la sentenza “indebolisc­e in modo chiaro la lotta all’immigrazio­ne di massa”.

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KEYSTONE Alla prima condanna

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