Juncker cerca di fermare il ‘ciascuno per sé’
Vienna – Se la via è quella “non nel mio giardino”, non se ne esce. ha cercato di (ri)spiegarlo Jean-Claude Juncker, in visita con l’esecutivo europeo a Vienna per l’avvio della presidenza di turno austriaca del Consiglio dell’Ue. Non è detto che sia stato ascoltato. Se il governo nazionalista di Sebastian Kurz è in sintonia con i governi Orban, Salvini e consimili, la loro stessa ideologia primatista e sovranista li pone in opposizione sulla “gestione” dei migranti: nessuno li vuole e cerca di passarli all’altro. Un club al quale si è associato Horst Seehofer ministro-presidente della Baviera, e ministro dell’Interno tedesco, al quale solo Angela Merkel tenta di fare da diga. La stessa cancelliera – sancendo di fatto la frantumazione della politica comunitaria – si è investita personalmente, per trovare accordi coi Paesi coinvolti dalle nuove misure del suo governo per contrastare la migrazione secondaria. In attesa delle trattative che Seehofer avvierà a Innsbruck, la settimana prossima, con Matteo Salvini ed il responsabile dell’Interno austriaco Herbert Kickl, per concordare la chiusura della rotta del Mediterraneo centrale, e un accordo per i respingimenti in Italia, Kurz ha visto Juncker col proprio vicepremier Strache, per pianificare il lavoro di chiusura delle frontiere esterne. Non a caso, Juncker ha annunciato, per settembre, la proposta legislativa della Commissione Ue, per dotare Frontex di diecimila unità aggiuntive entro il 2027, irrobustendone il mandato, per trasformare l’agenzia Ue in un vero e proprio Corpo di polizia di frontiera, con un compito decisivo sui rimpatri, che si vogliono spingere ad un tasso del 70% già entro il 2019. Inoltre, Bruxelles ha approvato tre nuovi programmi per la gestione dei migranti in Nord Africa, assegnando oltre 90 milioni di euro in più, al Fondo fiduciario per l’Africa. Ma l’Unhcr chiude piuttosto di ampliare le operazioni di ricerca e soccorso. A fronte del calo degli arrivi nell’Ue, nei primi sei mesi del 2018 – 45’700, cinque volte meno rispetto al picco della prima metà del 2016 – il numero dei morti è proporzionalmente aumentato.