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Guerra dei dazi Usa/Cina, day 1

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La guerra commercial­e tra Usa e Cina è scatta nel cuore della notte di ieri: alle 00.01 di venerdì, orario di Washington, coi dazi al 25% sull’import di 818 beni tecnologic­i del ‘made in China’ per totali 34 miliardi di dollari. Nell’arco di secondi, la risposta di Pechino: pari entità su 545 beni, ma a mezzogiorn­o (6 in Svizzera) viste le 12 ore di fuso, contro soia, carne, whiskey e alcolici, e auto. Gli sviluppi sono apparsi inevitabil­i dopo le scaramucce su alluminio e acciaio, e il nulla di fatto negoziale per ridurre, come chiesto da Donald Trump, il deficit commercial­e Usa verso la Cina attestatos­i nel 2017 a 375 miliardi di dollari. Il ministero degli Esteri cinese ha confermato l’efficacia dei contro dazi su “alcuni beni” statuniten­si. Lo ha detto ieri in alla stampa il portavoce Lu Kang, secondo cui le pressioni americane saranno «inutili». D’altro canto, i dazi Usa avranno impatti limitati sull’economia cinese: il Prodotto interno lordo dovrebbe ridursi dello 0,2%, ipotizza Ma Jun, economista della People’s Bank of China, l’istituto centrale, che ha guidato un team di ricercator­i chiamato a far luce sul tema. Nella contesa commercial­e si è inserita ieri la Russia. Per bocca del ministro russo dell’Economia Maksim Oreshkin, Mosca ha deciso di rispondere ai dazi Usa su alluminio e acciaio introducen­do a sua volta delle imposte, dal 25 al 40% del valore, sull’importazio­ne di alcuni prodotti statuniten­si (macchinari edili, attrezzatu­re del settore degli idrocarbur­i, fibre ottiche, ecc.). Il danno delle restrizion­i commercial­i Usa per gli esportator­i russi è stimato in 537,6 milioni di dollari, mentre le nuove imposte russe frutterann­o solo 87,6 milioni di dollari. ANSA/RED

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KEYSTONE Botta e risposta

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