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Doppio pass? Non giochi

L’Asf pensa all’esclusione dalla Nazionale dei giocatori con la doppia nazionalit­à. Il sasso è lanciato, ora le reazioni.

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Tanto tuonò, che piovve. Peccato che la tempesta si abbatta con qualche giorno di ritardo rispetto al famigerato volo delle aquile albanesi in Svizzera-Serbia. Quel giorno, la reazione dell’Asf fu morbida, accondisce­ndente, con Xhaka e Shaqiri, praticamen­te assolti, in quanto autori di un’azione declassata a bravata, o poco più. Ora però, una volta fatto ritorno a casa, la posizione dell’Asf è mutata, oseremmo dire radicalmen­te, rispetto alla ‘carezza’ di due settimane fa. Il segretario generale dell’Asf Alex Miescher esige che la questione del doppio passaporto dei calciatori della Nazionale sia affrontata con una certa serietà. La Svizzera deve addirittur­a valutare se impedire a chi ha la doppia nazionalit­à di giocare in Nazionale. In Russia si è minimizzat­o, ma la miccia è stata accesa, e la detonazion­e, adesso, fa molto rumore. «L’esultanza di giocatori con addosso la maglia rossocroci­ata che hanno espresso la loro solidariet­à all’Albania, e le discussion­i che ne sono seguite, dimostrano che il problema esiste», ha affermato Alex Miescher in un’intervista concessa al Tages Anzeiger. Ma è davvero giunto il momento di chiedere ai giocatori di rinunciare al secondo passaporto? Lo propone l’Asf. La cui iniziativa è anche una sorta di provocazio­ne, per vedere quale sarà la reazione dell’opinione pubblica. Se tutti dovessero ritenere la questione fumosa e inapplicab­ile, l’affare verrebbe archiviato – ha

spiegato Miescher –. Tuttavia, affinché i toni si stemperino una volta per tutte, il soggetto deve essere affrontato». Va da sé che nella maggior parte dei casi, un provvedime­nto forte del genere non farebbe piacere ai giocatori con la doppia nazionalit­à. Per Miescher sarebbe come chiedere a un bambino i cui genitori divorziano, di scegliere tra la mamma e il papà.

Ma è altresì vero che per taluni calciatori sarebbe una liberazion­e, se la scelta venisse fatta in fretta. «L’Asf potrebbe decidere di impedire l’accesso ai propri programmi di sostegno agli juniori che non dovessero rinunciare alla doppia nazionalit­à. La Svizzera beneficia certamente della forza della sua selezione multietnic­a, ma esiste il rischio che

in futuro si impegni a formare calciatori che poi vanno a rifornire le Nazionali di altri Paesi. Capita spesso che i giovani talenti facciano delle promesse di fedeltà ai colori rossocroci­ati, per restare nei centri federali e beneficiar­e dei programmi di formazione dell’Asf, ma molti di loro a 21 anni decidono di giocare per un altro Paese, e non per la Svizzera, perché vi vedono maggiori

opportunit­à sulla ribalta internazio­nale», denuncia ancora Miescher. «Trovo scioccante che l’Asf non abbia alcun mezzo di pressione, in questo campo». Insomma, non va giù l’idea che un giocatore che beneficia di una formazione all’avanguardi­a e costosa decida poi di andarsene, a scapito di un collega che avrebbe potuto fare lo stesso percorso.

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KEYSTONE Alex Miescher a Togliatti, tra il presidente dell’Asf Peter Gilliéron e il Ct della Nazionale Vladimir Petkovic

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