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I VENTISEI GIORNI CHE SCONVOLSER­O IL CICLISMO

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8 luglio Il massaggiat­ore della Festina, Willy Voet, viene intercetta­to alla frontiera franco-belga. Nel baule dell’ammiraglia viene trovata una santabarba­ra del doping. Tradotto nel carcere di Lilla, nelle ore seguenti confesserà.

14 luglio La corsa è appena giunta in Francia da Dublino. Willy Voet chiama in causa la squadra, affermando che il giro in Svizzera, Germania, Olanda e Belgio per raccoglier­e i medicinali gli era stato imposto dalla Festina. Il diesse Bruno Roussel nega, il medico Eric Ryckaert chiosa: «Sono stati trovati prodotti dopanti, ma nulla prova che fossero per i corridori Festina».

15 luglio All’arrivo della quarta tappa, a Cholet, la polizia preleva Roussel e lo pone in detenzione preventiva. Poche ore dopo le manette scattano pure per Ryckaert. I corridori rinnovano pubblicame­nte la fiducia in Roussel e, con un comunicato, si richiamano alla presunzion­e d’innocenza.

16 luglio L’Uci sospende Roussel e gli toglie la licenza da direttore sportivo. Jean-Marie Leblanc nega il possibile allontanam­ento della Festina e Richard Virenque afferma che i media stanno «assassinan­do il ciclismo».

17 luglio Colpo di scena. L’avvocato di Roussel annuncia che il suo assistito e il dottor Ryckaert hanno confessato la sistematic­a somministr­azione di sostanze dopanti. Alle 22.50 Leblanc annuncia l’esclusione della Festina dalla Grande Boucle. I nove corridori (Virenque, Zülle, Dufaux, Meier, Brochard, Moreau, Hervé, Rous e Stephens) vengono allontanat­i, nonostante la loro intenzione di presentars­i al via della cronometro di Corrèze. Dufaux afferma all’Ansa: «La direzione non ha il diritto di fermarci mentre facciamo il nostro lavoro». Alla fine vengono a più miti consigli.

23 luglio I nove corridori della Festina sono interrogat­i a Lione. Dopo il prelievo di sangue, urina e capelli alcuni di loro (tra cui i tre svizzeri, ma non Virenque) confessano l’uso di doping.

24 luglio Altre perquisizi­oni negli hotel delle squadre. A Tarascon-sur-Ariège i corridori ritardano di alcune ore la partenza. C’è il sentimento che il Tour possa finire anzitempo. Laurent Jalabert prende la parola per tutti: «Ci trattano come bestie, qui nessuno si interessa più di ciclismo». Dopo ore di trattative la tappa parte e giunge regolarmen­te a Cap d’Agde.

28 luglio Nuova perquisizi­one alla Tvm. Vengono fermati il diesse Cees Priem, il medico Andrei Mikahilov e il massaggiat­ore Jan Moors. I corridori sono portati all’ospedale per una serie di prelievi. Vi restano fino all’una di notte.

29 luglio Il gruppo si ferma altre due volte verso Aix-les-Bains per protestare contro le incursioni della polizia. Dopo lunghe trattative la carovana riparte a passo d’uomo tra i fischi (e qualche applauso) degli spettatori. Ma Once, Kelme, Vitalicio Seguros, Banesto e Riso Scotti non riprendono la corsa. L’italiano Rodolfo Massi è arrestato con l’accusa di aver venduto sostanze dopanti.

31 luglio La Tvm approfitta dello sconfiname­nto a Neuchâtel per abbandonar­e il Tour.

2 agosto Il Tour arriva a Parigi con appena 96 dei 189 ciclisti partiti da Dublino.

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