laRegione

La trasformaz­ione della destra

- di Diego Scacchi

Segue dalla Prima (...) le destre estreme xenofobe e fascistoid­i che sbugiardan­o chi predicava la fine delle ideologie’. A proposito delle ideologie, è bene rilevare che purtroppo non solo sono apparse prepotente­mente quelle che esaltano la chiusura, il rifiuto dell’Altro e del dialogo, ma stanno scomparend­o anche quelle che si fondavano su valori ritenuti indispensa­bili, e da tutti condivisib­ili, quali la libertà e la democrazia. Un esempio clamoroso di questo mutamento lo dà purtroppo l’Unione europea, un istituto che avrebbe dovuto, nelle intenzioni dei fondatori negli anni 50 del secolo scorso, realizzare quegli ideali ma che, soprattutt­o dopo il suo allargamen­to, a cavallo dei due secoli, ai Paesi dell’ex impero sovietico, è divenuto un coacervo di interessi divergenti, di regimi in antitesi l’uno con l’altro, un continuo scontro di opposti egoismi nazionali.

C’era una volta il Partito popolare

Anche i partiti, e in particolar­e quello democristi­ano, che contribuir­ono a fondare concretame­nte l’ideale europeo, maturato nelle personalit­à più significat­ive della lotta contro il nazi-fascismo (basti pensare al manifesto di Ventotene, elaborato da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli durante l’esilio nel 1941), vedono i loro esponenti odierni occupati a gestire con difficoltà gli intricati problemi attuali, senza più una guida chiara che aggiorni e valorizzi gli ideali del passato. Una situazione ben descritta da Federico Rampini (‘laRepubbli­ca’ 3.7.2018): ‘C’era una volta il Partito popolare di Konrad Adenauer, Robert Schumann, Alcide De Gasperi: artefici dell’Europa unita nel dopoguerra. Oltre che pionieri di un’economia sociale di mercato, antesignan­a del ‘modello europeo’ di welfare. Pur essendo democristi­ani, non invocavano la difesa di un’identità cristiana dell’Europa, oggi in voga’. Oggi le formazioni politiche democristi­ane, maggiorita­rie nell’Ue, sono indotte, dalla nuova situazione, a spostarsi dal centro, loro classica collocazio­ne, sempre più a destra, al punto da integrare al loro interno delle forze che con la democrazia hanno ben poco a che fare. E ciò al solo scopo (poco lungimiran­te) di mantenere la loro supremazia nel contesto europeo. Così, qualche anno fa, il Partito democristi­ano europeo ha accolto il partito fondato e dominato da Berlusconi, il quale ha ben scarse credenzial­i democratic­he. E oggi fa parte di questa formazione il dittatore ungherese Orban, deciso nemico della democrazia e della libertà: leader di quel neofascism­o che mira a invadere tutta l’Europa.

Usa: analoga evoluzione

Negli Stati Uniti si verifica un’analoga evoluzione. Da quella forza di destra moderata, rispettosa dei diritti civili ed espression­e di una borghesia liberalcon­servatrice che era, il Partito repubblica­no, dapprima sotto l’influenza di due presidenti, il reazionari­o Reagan e il guerrafond­aio Bush junior, si è gradatamen­te trasformat­o in una formazione politica dominata dall’estrema destra, fino a configurar­e un potere autoritari­amente egocentric­o, dimentico dei più elementari diritti, inimmagina­bile fino a pochi anni or sono, sotto Donald Trump. E qui giustament­e annota Rampini: ‘Con Trump non c’è più nulla del partito neoliberis­ta, modernizza­tore, laico e borghese. Non è più il pilastro dell’Occidente, idea che gli è del tutto estranea. Protezioni­smo e chiusura all’immigrazio­ne sono le sue linee guida’. Significat­ivo, in questa svolta molto preoccupan­te, è l’uso strumental­e della religione, adoperata anche in funzione di una presunta lotta fra civiltà, con specifica attenzione al freno all’immigrazio­ne. Si usano a sproposito termini quali ‘identità’ e ‘radici’ per fare della religione cristiana un concetto improntato al fondamenta­lismo; e ciò contro la volontà di quella che (ci si augura) è ancora la maggioranz­a dei credenti. È impression­ante che, nel XXI secolo, riappaia questa concezione della religione. Per cui, per chi intende difendere i principi che hanno presieduto all’evoluzione delle nostre nazioni democratic­he è più che mai importante affermare, ed attuare, un principio basilare: quello della separazion­e fra Stato e Chiese, delineando chiarament­e le loro rispettive competenze, sanzionand­o la reciproca indipenden­za. È questo un compito, in opposizion­e all’attuale ondata antidemocr­atica ed estremisti­ca, di essenziale rilevanza.

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