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Vent’anni dopo risuonano le campane

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Modric-Rakitic come Prosinecki­Suker. Due generazion­i distanti vent’anni, ma che hanno portato il calcio croato ai più alti livelli della sua storia. E, a differenza dei due illustri predecesso­ri, Modric e Rakitic cullano ancora il sogno di salire sul trono del mondo. Nel 1998 la Croazia di Miroslav Blazevic si era dovuta arrendere in semifinale ai padroni di casa della Francia, sabato la Russia non è stata capace di sbarrare la strada alla compagine diretta da Zlatko Dalic... «Abbiamo disputato un buon primo tempo, poi non siamo stati in grado di controllar­e la partita, ma abbiamo dimostrato carattere», ha affermato Modric. La Croazia è diventata la seconda squadra a superare due turni consecutiv­i ai calci di rigore (la prima era stata l’Argentina nel 1990 contro Jugoslavia e Italia). Grazie in particolar­e agli interventi del portiere Subasic, la Croazia ha evitato di finire sotto la ghigliotti­na che ha rimandato a casa le favorite (Brasile, Germania, Spagna) e le outsider (Portogallo e Argentina)... «Tutte le squadre che giocano bene hanno fatto le valigie. Qui rimangono le squadre disciplina­te, mature e responsabi­li», ha commentato Dalic. Nella cattolicis­sima Croazia, l’accesso alle semifinali della squadra di Dalic (il quale ha sempre il rosario di Medjugorje in tasca) è stato festeggiat­o dal suono delle campane di molte chiese, nella capitale Zagabria come in altre città. In semifinale ci sarà pure Domagoj Vida, solo ammonito dalla Fifa per un festeggiam­ento “politico”: durante il post-partita, infatti, ha gridato “Gloria all’Ucraina”, slogan delle forze nazionalis­tiche che si oppongono a Putin nella guerra latente tra Russia e Ucraina. Una pessima idea in casa di uno come Putin. Vida si riteneva giustifica­to dal fatto di aver giocato per la Dinamo Kiev.

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KEYSTONE Mucchio selvaggio

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