Southgate il rivoluzionario
Dal 2016 alla guida della Nazionale ha voluto un gioco offensivo e quadri ringiovaniti. E sembra aver vinto la scommessa.
Essere tra le migliori quattro al mondo, pur rimanendo un cantiere aperto. Per la prima volta dal 1990 l’Inghilterra si è qualificata per il “final four” dei Mondiali, ma a detta del suo giovane tecnico, Gareth Southgate, il progetto è lungi dall’essere concluso. Lo confermano i due poli di questa squadra: Jordan Pickford e Harry Kane, entrambi 24enni, entrambi ancora nel pieno del processo di maturazione sportivo, nonostante parate di livello per l’estremo difensore dell’Everton e sei reti (attuale capocannoniere) per la punta del Tottenham... «Non siamo ancora un prodotto finito – afferma il 47enne selezionatore –. Sappiamo che negli anni a venire saremo ancora più forti, ciò nonostante abbiamo una grande opportunità che non vogliamo certo lasciarci sfuggire». Primo obiettivo, far meglio della generazione di Gary Lineker, privato della finale dalla sconfitta ai rigori contro la Germania (4-3 nel 1990). «Molti di noi a quel tempo non erano nemmeno nati – afferma l’Uragano Kane –, ma siamo felici di rendere orgogliosi i tifosi, proponendo un buon calcio. Dobbiamo cercare di proseguire sulla via tracciata. Siamo a un passo dall’obiettivo più grande nella carriera di un calciatore». Per Gareth Southgate questo Mondiale si sta trasformando in una sorta di apoteosi personale. Lui che sulla panchina dell’Inghilterra vi era giunto quasi per caso, dopo l’allontanamento di Sam Allardyce (una sola partita per lui), finito nel vortice di uno scandalo per aver spiegato ad alcuni giornalisti in incognito, come aggirare i regolamenti sui trasferimenti. Southgate nel 2016 era il selezionatore della U21, per cui era parso naturale dargli la possibilità di assumere l’interinato, poi diventato un posto fisso. L’ex giocatore di Crystal Palace, Aston Villa e Middlesbrough ha puntato sulla costruzione di un gioco offensivo e sul ringiovanimento dell’organico... «Abbiamo lavorato a fondo per definire questo stile di gioco, ma cinque anni fa mi ero aggregato alla federazione inglese perché pensavo che ciò fosse possibile. Stiamo continuando a progredire, anche perché i nostri nazionali sono ancora all’inizio della loro carriera. E il fatto che i due centrali, Stones e Maguire, siano in grado di uscire dalla difesa palla al piede dimostra che la tecnica dei calciatori inglesi è as-
solutamente all’altezza anche a livello internazionale. Ciò dovrebbe far riflettere i club, perché i giocatori inglesi non rappresentano che il 33% del tempo di gioco in Premier League». Southgate difende a spada tratta
la filiera di formazione della quale lui si sente l’ultimo anello... «Siamo contenti che i nostri giovani si allenino agli ordini di grandi coach come Klopp, Mourinho, Guardiola, Conte... Ma il nostro sistema di formazione
merita apprezzamento, perché ha prodotto questa qualità di giocatori prima dell’arrivo dei migliori allenatori al mondo, ai quali sono stati affidati soltanto dopo essere stati cresciuti e formati».