laRegione

La Cina preoccupa sia Europa che Usa

- Di Federico Fubini

Segue da pagina 7 Si legge nel rapporto europeo: “Il trasferime­nto forzato di tecnologie in cambio dell’accesso al mercato è una richiesta sempre più frequente (da parte di Pechino, ndr) perché vengano condivise le tecnologie più avanzate”. La denuncia degli europei è anche più circostanz­iata: “In passato, alcune imprese straniere erano riuscite almeno a limitare in parte questi trasferime­nti e dunque a non compromett­ere la loro competitiv­ità. Ma ciò sta diventando sempre più difficile, mentre alcune imprese cinesi risalgono la catena del valore per competere con le contropart­i estere”. Qui si trova la principale differenza fra l’analisi contenuta nel rapporto europeo e la denuncia della Casa Bianca. Gli europei non giustifica­no, ma cercano di capire le ragioni dell’aggressivi­tà della Cina nella spionaggio industrial­e. Che si spiegano con un panico strisciant­e, perché Pechino si sente stretta in una corsa contro il tempo. L’economia cinese è infatti ancora relativame­nte arretrata nel complesso: i robot installati sono appena 49 per 10 mila lavoratori attivi (contro 127 in Francia, 160 in Italia, 170 negli Usa e 301 in Germania). La Repubblica popolare oggi produce metà dell’acciaio del mondo, 41% delle navi, oltre l’80% dei computer e oltre il 90% dei telefoni cellulari. Ma alle sue spalle incalzano negli stessi settori altre economie dai costi ancora più bassi, come l’India e il Vietnam. Nel frattempo il declino demografic­o cinese, imposto dalla politica del figlio unico, inizia a mordere: solo fra il 2013 e il 2015 il Paese ha perso ben 8,6 milioni di persone in età attiva. Per salvarsi la Cina deve dunque salire di gamma tecnologic­a prima di diventare troppo vecchia. Il presidente Xi Jinping ha dato gli obiettivi: entro il 2020 il Paese deve produrre il 75% delle auto elettriche del mondo, il 50% dei robot industrial­i e dei macchinari medici più avanzati. Anche a costo di lanciare un’offensiva strisciant­e sui segreti industrial­i dell’Europa e degli Stati Uniti.

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