Aiuto allo sviluppo ‘da sospendere’
Per favorire il progresso in Africa e ridurre quindi la pressione migratoria sull’Europa non bisogna puntare sull’aiuto allo sviluppo, bensì sospenderlo: ne è convinto l’antropologo Stephen Smith, professore di studi sull’Africa all’Università Duke in North Carolina. “L’aiuto allo sviluppo rappresenta denaro facile che mina la responsabilità personale”, afferma l’esperto in un’intervista alla ‘Basler Zeitung’. Inoltre in molti Paesi africani ha reso più ricchi coloro che già erano benestanti e ha creato un’enorme burocrazia. Secondo Smith i Paesi occidentali dovrebbero quindi rinunciare all’aiuto, a parte in casi di catastrofe. I Paesi che si sono evoluti praticamente quasi da soli, come Cina e India, hanno fatto progressi maggiori. L’aiuto allo sviluppo e la crescita economica non riducono l’emigrazione: anzi, nel breve periodo l’aumentano. Solo una volta raggiunto un certo livello di progresso le persone rimangono nel loro Paese o cominciano a tornare. Per lo specialista, per anni attivo in Africa per media francesi quali ‘Le Monde’ e ‘Libération’, quello che attualmente l’Occidente sottrae all’Africa non sono tanto le materie prime, quanto la sua élite: ad esempio oltre un terzo dei medici e degli infermieri formati nel continente lavora oggi in Paesi altamente industrializzati.