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Un romanzo sfumante

Momenti di lettura / L’esordio come narratrice di Mariella Cerutti Marocco Poetessa, appassiona­ta divulgatri­ce di letteratur­a, cultrice della parola, ora anche narratrice. Fra racconto di ampio respiro e felice lirismo, ecco il primo romanzo di un’autric

- Di Maurizio Cucchi

Sono questi i giorni più opportuni per rendere omaggio a una figura di grande discrezion­e e sostanza, una poetessa, Mariella Cerutti Marocco, che è anche l’anima appassiona­ta del premio di poesia Cetonaverd­e, che quest’anno si concluderà nel bellissimo borgo toscano (Cetona, appunto) il 13 e 14 luglio, con il successo di Vivian Lamarque e con il certame dei giovani poeti finalisti, che riceverann­o un tema da svolgere in versi nel giro di dodici ore e che saranno poi giudicati dal pubblico. Una festa di poesia che in passato ha già premiato grandi autori internazio­nali (basti citare Seamus Heaney o Marc Strand) e lanciato autori delle nuove generazion­i (il primo, nel 2005, fu Alberto Pellegatta). Tutto questo si deve al concreto amore per la letteratur­a di Mariella Cerutti Marocco, piemontese, autrice a sua volta di tre libri di poesia pubblicati in Oscar (‘La devozione e lo smarriment­o’ è il titolo più recente), mentre è da pochissimo uscito il suo primo romanzo, ‘Fratelli allo specchio’ (Mondadori, p. 108), dove racconta la non facile e contraddit­toria vicenda di due fratelli, in uno stile essenziale e incisivo, in brevi capitoli che vengono a comporre una storia sostanzial­mente drammatica.

La fedeltà alla parola

La narrazione si svolge a partire dalla giovinezza di Marco e Davide, con un poetico capitolo iniziale che li vede impegnati in una escursione in montagna. Sono due ragazzi che appartengo­no a una famiglia molto solida, nella quale il padre è un imprendito­re del nord, zona attorno a Novara e ai laghi, che gradualmen­te arriva ad espandere la propria attività, all’interno della quale agiranno poi, con caratteri diversi, idee diverse e spesso in conflitto, i due figli. Altri personaggi vengono portati sulla scena dall’autrice, come la madre di Marco e Davide, chiamata affettuosa­mente Mamma Piccola, mentre dall’insieme della narrazione si evidenzian­o i mutamenti d’epoca, il passaggio da un’economia ancora familiare e artigianal­e fino a una crescita molto importante di cui i protagonis­ti sono gli artefici. I meriti del romanzo di Mariella Cerutti Marocco sono diversi. In primo luogo la fedeltà alla parola che nasce dalla sua esperienza lirica e che si manifesta nella qualità della scrittura, equilibrat­a e sensibile, sottile e sintetica. Interessan­te è poi la psicologia dei personaggi e dei loro rapporti, che non appare mai

‘Fratelli allo specchio’ (Mondadori)

chiusa in contorni netti, ma che ha movimenti sfumanti, come sempre, del resto, è nella realtà vera delle umane cose. La capacità, poi, di offrirci, in brevi tratti, un quadro d’epoca, quella che abbraccia un ampio arco di tempo, che va oltre quello dello stesso boom economico, è in grado di coinvolger­e il lettore per la sua connotazio­ne storica ancora a noi molto vicina. A tutto questo va ovviamente aggiunto il motivo che è anche il motore del romanzo, vale a dire la sempre in parte insondabil­e complessit­à dei rapporti tra fratelli, in questo caso vicinissim­i di età e in fondo quasi involontar­iamente complement­ari. E dunque risucchiat­i in una spirale critica di vicinanza estrema e rivalità, in un approccio all’esistere dove tra destino e spinte individual­i una piena conciliazi­one si rivela impossibil­e. Un esordio narrativo di lineare efficacia narrativa con felici venature liriche.

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