‘Chiediamoci se la sospensione sia ancora una misura adeguata’
«Una cosa da far capire ai ragazzi è che devono raccontare questi episodi. Noi nella scuola – interviene in un discorso più ampio sulla problematica Tiziana Zaninelli, direttrice dell’Insegnamento medio del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport – cerchiamo, insieme al magistrato dei minorenni, al Gruppo Visione Giovani e a tutta le rete preposta, di ribadire che queste cose non devono essere taciute». Un invito che non sempre può essere raccolto con ‘leggerezza’; dietro vi sono esperienze che toccano nel profondo, feriscono... «È vero. Quello che bisogna fare è prendere sul serio le cose e indagare. Perché i ragazzini bullizzati stanno davvero male, non è una fantasia, l’ho vissuto anch’io come docente. Non vanno presi sottogamba, per questo le direzioni devono capire e sentire i ragazzi, sia vittime sia autori di questi fatti, e intervenire. Poi i modi possono essere diversi. In questo senso, bisogna chiedersi oggi se la sospensione sia ancora una misura adeguata». E non parliamo solo di questi fatti, «altri casi ci sono stati – ci conferma la responsabile cantonale – anche se possono essere di entità diverse come, per esempio, un comportamento scorretto durante le lezioni». Questioni disciplinate dagli articoli 69 e 70 del Regolamento della scuola media (‘le mancanze disciplinari danno luogo, quale primo intervento, a un colloquio chiarificatore ed educativo tra allievi e insegnanti e a un richiamo; in casi di una certa gravità devono esservi associati i genitori, il docente di classe e il direttore della scuola’). A preoccupare le famiglie che denunciano questi casi soprattutto il fatto che non sempre l’intervento educativo e sanzionatorio sembra portare frutti. Come smentisce Tiziana Zaninelli «uno dei due ragazzi, autori degli atti di bullismo, era seguito durante l’anno scolastico da un educatore in un progetto differenziato, aveva cioè un seguito. Mi dispiacerebbe se uscisse l’immagine di una scuola che non se ne interessa, perché non è proprio vero».