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Quelle distanze che ci portano indietro nel tempo

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Il cielo notturno può essere contemplat­o o studiato. A noi la scelta. Se si vuole ammirare la volta celeste nel suo insieme, allora bastano l’occhio nudo e una cartina per orientarsi fra le costellazi­oni acquistabi­le in qualsiasi libreria o scaricabil­e da internet, senza dimenticar­e le ormai numerose app che facilitano il riconoscim­ento delle stelle più luminose e dei principali pianeti (Venere, Marte, Giove e Saturno). Per rendersi conto della vastità del cosmo, e ‘relativizz­are’ i nostri problemi quotidiani, conviene annotarsi alcuni dati – ricavabili dai testi di divulgazio­ne astronomic­a o dalla Rete – sulle distanze che ci separano per esempio da nebulose e galassie. Più un oggetto del firmamento è lontano dalla Terra, più si va indietro nel tempo. È presto spiegato: la luce viaggia a una velocità di 300mila chilometri al secondo e la maggior parte degli astri che vediamo dista da noi anni luce. Provate a calcolare: se la luce percorre in un secondo 300mila chilometri, in un anno quanti ne macina? Tra noi e il Sole ci sono in media 150 milioni di chilometri: la nostra stella che osserviamo in questo momento (attenzione: munitevi di speciali filtri) è in realtà quella di circa 8 minuti fa, perché è questo il tempo che la luce solare impiega per raggiunger­ci. Se in una di queste sere, nuvole permettend­o e senza lampioni intorno, dirigete lo sguardo verso la costellazi­one di Andromeda e con l’aiuto di una cartina celeste o di un’app riuscite a scorgere l’omonima galassia (M31), beh sappiate che quella sorta di batuffolo dista più o meno due milioni di anni luce. Con un binocolo o un piccolo telescopio potrete ammirare altre meraviglie del cielo. E filosofegg­iare.

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