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La porta piano piano si chiude

Ancora allentate le condizioni per poter rinviare i cittadini eritrei nel loro Paese

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Il Taf ha stabilito che il rischio di essere arruolati nell’esercito da solo non basta per sfuggire a un rinvio. È l’ennesimo giro di vite deciso dal tribunale.

Ancora un giro di vite da parte del Tribunale amministra­tivo federale (Taf) per i richiedent­i asilo eritrei. In futuro il semplice rischio di essere arruolati nell’esercito in caso di ritorno nel loro Paese non sarà più motivo sufficient­e per evitare il rinvio. In una sentenza pubblicata ieri, il Taf si è occupato in particolar­e dell’equiparazi­one del servizio militare in Eritrea con i lavori forzati. La Convenzion­e europea dei diritti dell’uomo vieta infatti i lavori forzati, impedendo di fatto alla Svizzera di rinviare richiedent­i asilo in un Paese dove sarebbero minacciati di un tale trattament­o. Stando al Taf, ciò vale però solo quando sussiste un rischio serio di una violazione flagrante del divieto ai lavori forzati. È vero – concedono i giudici federali – che per certi versi il servizio militare eritreo è simile a lavori forzati: può estendersi da cinque a dieci anni ed è sorretto da processi poco chiari, con segnalazio­ni di abusi sessuali o sevizie. Tuttavia, non è possibile affermare che gli abusi siano generalizz­ati e che ogni partecipan­te rischi di subirli. Non esiste dunque una violazione netta e la situazione non è grave al punto da escludere i rinvii, afferma la Corte. Il Taf aveva già inasprito le condizioni dei richiedent­i asilo eritrei l’anno scorso. Nel gennaio 2017, in una sentenza di principio aveva affermato che il solo fatto di aver lasciato illegalmen­te il Paese non era motivo sufficient­e per ottenere asilo. Nell’agosto dello stesso anno, in un’altra decisione di principio, aveva giudicato che i disertori non rischiano per forza di cose di subire trattament­i disumani. Di conseguenz­a, un loro rientro in patria non va più considerat­o in linea di massima come irragionev­ole.

Rimpatri forzati impossibil­i

Attualment­e, comunque, la Svizzera non può effettuare rinvii forzati verso l’Eritrea, poiché il Paese non è disposto ad accogliere i suoi cittadini che hanno richiesto asilo. Ad oggi non esiste un accordo di riammissio­ne. L’Eritrea ha sempre giustifica­to la durata indetermin­ata del servizio militare con la situazione di conflitto con l’Etiopia. La situazione si è però risolta questo mese con l’annuncio ufficiale della fine della guerra fra i due Paesi. I recenti sviluppi hanno ringalluzz­ito la destra. Diversi parlamenta­ri si sono espressi negli scorsi giorni a favore di un ulteriore giro di vite nei confronti degli eritrei che, con statuti differenti, vivono in Svizzera. La sentenza del Taf potrebbe portare altra acqua al loro mulino.

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TI-PRESS/F. AGOSTA Speranze di pace in patria, accoglienz­a limitata in Svizzera

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