La ‘capitale’ dei ribelli torna nelle mani di Assad
Damasco/Beirut – La bandiera siriana sventola su (ciò che resta di) Daraa. Dopo sei anni e mezzo il regime di Bashar al Assad ha ripreso il controllo militare e amministrativo dell’intera città, capoluogo al confine con la Giordania e culla della rivolta popolare scoppiata in Siria nella primavera del 2011. Nel più ampio contesto di una guerra civile e regionale che finora ha ucciso almeno mezzo milione di persone e ha causato lo sfollamento e la fuga di 13 milioni di civili, dal marzo del 2012 Daraa era rimasta divisa in due parti: una sotto controllo lealista e una in mano alle opposizioni armate. La tv di Stato siriana ha mostrato ieri le immagini in esclusiva del tricolore siriano issato su un’alta torre di trasmissione elettrica nel centro cittadino, nella zona a lungo rimasta sotto il controllo degli insorti. Questi hanno accettato le condizioni della resa, negoziata da giorni da emissari militari russi direttamente con i capi delle milizie delle opposizioni. Durante l’offensiva governativa, lanciata da Damasco e Mosca il 19 giugno scorso, Daraa è stata gradualmente accerchiata e isolata dal resto del suo hinterland, rientrato tutto già da giorni sotto il controllo delle forze governative e della Polizia militare russa. I miliziani possono ora scegliere di arrendersi e di chiedere un’amnistia al governo, oppure di trasferirsi nel Nord-ovest, nella regione di Idlib, di fatto gestita dalla Turchia e dalle milizie sue alleate, col benestare della Russia e dell’Iran, a loro volta alleati/tutori di Damasco. Gli insorti, secondo fonti locali, non hanno ancora lasciato la città, dove non sono ancora entrati l’esercito e la Polizia militare russa ma soltanto emissari governativi siriani e delegati militari russi. Attorno a Daraa e nella vicina regione di Qunaytra, a ridosso delle Alture del Golan occupate da Israele, la guerra comunque continua. Tel Aviv ha risposto poco prima dell’alba con raid aerei missilistici contro postazioni siriane vicino a Qunaytra dopo che un drone, partito dalla Siria, aveva raggiunto la regione occupata.