laRegione

In difesa dello Stradonino

Cugnasco-Gerra, segnalati al Consiglio di Stato alcuni punti critici del progetto A2-A13

- di Beppe Donadio

Più perplessit­à che soddisfazi­oni per il sindaco Gianni Nicoli, dai lunghi tempi di realizzazi­one alla chiusura del tratto Gudo-Cadenazzo

La risoluzion­e è la 2’376. È quella nella quale sono elencate alcune perplessit­à riscontrat­e dall’Ufficio tecnico comunale di Cugnasco-Gerra sul progetto di collegamen­to A2-A13, il tracciato autostrada­le tra Bellinzone­se e Locarnese con il quale si vorrebbe e dovrebbe porre rimedio alle condizioni di mobilità e sicurezza della circolazio­ne sul Piano di Magadino. Non è il già noto miliardo e mezzo di franchi a preoccupar­e Gianni Nicoli, sindaco di Cugnasco-Gerra, bensì «i tempi di realizzazi­one. I vent’anni che abbiamo davanti sono un tempo un po’ lungo per avere soltanto certezze. In un tale arco di tempo tante cose possono cambiare», dichiara alla ‘Regione’. Incrociand­o le dita, e accogliend­o con una certa soddisfazi­one la tesi di chi ritiene che tra vent’anni potrebbero pure non esserci più le automobili (il pessimista cosmico già immagina auto volanti in coda sullo stesso tratto, ma in aria), il Cantone prevede che intorno all’anno 2040 si potrà disporre di 11 nuovi chilometri di autostrada, dei quali 8 sotterrane­i, e quattro svincoli ad est e ovest (Riazzino e Bellinzona Sud quelli completi). Risultato finale: l’alleggerim­ento degli assi di sponda destra e sinistra. Ben venga l’alleggerim­ento, ma a quale costo? Detto del ventennio di lavori, dato per scontato l’incremento del traffico durante la fase di costruzion­e e detto pure della «estrema soddisfazi­one per un’opera che attenua il transito dalla nostra parte», continua Nicoli, «un altro punto è la chiusura dello Stradonino, il collegamen­to tra Gudo e Cadenazzo dove già alcuni anni fa Cugnasco s’inserì in un gruppo di lavoro finalizzat­o a mantenere aperto questo tratto. Al tempo il Cantone aveva deciso di chiudere il tragitto compreso tra i comuni di Gudo, Cadenazzo e Sant’Antonino per lavori di rifaciment­o della base stradale, che si fecero poi tra il 2007 e il 2008».

‘Non ci sono altre possibilit­à. Se non, per assurdo, recarsi fino a Bellinzona e tornare indietro’.

Per quanto la chiusura totale non ci sarà («resterà utilizzabi­le da confinanti autorizzat­i e traffico agricolo, al quale era già destinata»), e per quanto il tragitto sia importante «anche per i navigatori», l’eventuale limitazion­e aprirebbe problemati­che «per tutti i nostri cittadini che di questo tratto fanno un uso principale e quotidiano». Chi si sposta verso la sponda sinistra dovrebbe andare verso Riazzino e fare tutto il giro. L’alternativ­a è questa, o prendere per Riazzino, il Gambarogno, entrare nella futura galleria e uscirne a Sant’Antonino. Non ci sono al-

tre possibilit­à. Se non, per assurdo, recarsi fino a Bellinzona lungo la sponda destra e poi tornare indietro...».

Rotonde sì, rotonde no

Sarà che è qualche tempo che non se ne parla (una settimana, non di più), il dialogo

si infila per un attimo anche nelle rotonde, declassate dai semafori intelligen­ti che, l’intelligen­za, non la possono esprimere. Almeno non per ora. «Arrivano ancora segnali di una rimessa in discussion­e delle rotonde. Non riesco tecnicamen­te a capire come mai una vecchia soluzione metterebbe a posto tutto. Nemmeno ho compreso quanto si risparmi. Ma non sono un ingegnere del traffico e su questo quesito hanno già risposto altri». Nella chiosa di Nicoli c’è almeno metà della verità di tutta l’annosa questione: «È che qui in Ticino abbiamo questa pessima abitudine di girare tanto in auto...».

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TI-PRESS Per molti, una scelta principale e quotidiana

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