‘In piscina mi sembrava che gli altri si divertissero di più...’
Il nuoto pinnato è una disciplina piuttosto recente, visto che le prime gare risalgono agli anni Cinquanta. E tra chi quella passione ce l’ha da parecchio tempo e continua a rimanere nel giro c’è proprio Dimitri Kalas. «Lo praticavano entrambi i miei genitori, ma io in verità avevo iniziato con il nuoto. Poi, però, a furia di vedere in piscina gli atleti del Flippers Team che si allenavano nella corsia a fianco alla mia, ho cominciato ad interessarmi alla disciplina. Infatti avevo come l’impressione che rispetto a me loro si divertissero di più. E pur non essendo un fenomeno, allenandomi intensamente con i compagni arrivai a disputare un Europeo. Era il 2001, e in quell’edizione (con la staffetta formata da Niccolò Buetti, Lorenzo Lombardi e Ivan Raineri, pure loro affiliati al Flippers Team) furono stabiliti tre record svizzeri, di cui uno venne battuto proprio dai miei ragazzi». Nonostante sia appassionante da seguire, quello del nuoto pinnato è uno sport ancora sconosciuto ai più: «La disciplina regina è senz’altro il finswimming – spiega Kalas –, che si svolge sulle distanze classiche (50 m, 100 m, 200 m, 400 m, 800 m, 1’500 m). Ci si lancia sempre dai blocchi, ma ci si spinge con una monopinna dalle dimensioni regolamentate (fra i 60 e gli 80 cm sia in lunghezza, sia in larghezza), che ha soppiantato le doppie pinne poiché permette di raggiungere velocità superiori ai dieci chilometri orari, muovendosi a delfino, mentre le mani restano allungate davanti al corpo. La respirazione avviene per mezzo di un tubo posto davanti alla faccia, così da ridurre ulteriormente l’attrito». Un’altra differenza rispetto al suo fratello maggiore, cioè il nuoto classico, è data dalle caratteristiche fisiche degli atleti: «A differenza del nuoto, che è uno sport di trazione, il pinnato si basa su scivolamento e spinta – conclude Kalas –. In altre parole, nel ‘pinnato’ serve una maggiore potenza nelle gambe».