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La scuola che verrà: sperimenta­zione più che mai opportuna

- Di Daniela Pugno Ghirlanda, ex insegnante Sm e deputata in Gc per il Ps

Segue da pagina 15 (...) raggiunta nelle lezioni di “laboratori­o”, in cui il docente lavora con metà classe per volta. Con questa nuova riforma, il 40% delle lezioni si terrebbe appunto secondo la modalità del “laboratori­o”, ciò che è un vantaggio enorme per gli alunni. Un altro atout è dato dall’introduzio­ne di alcune ore dette “atelier” in cui sono presenti in aula due docenti contempora­neamente: quello di materia e quello di sostegno. In tal modo è possibile identifica­re le necessità del singolo e aiutarlo a superare le difficoltà per impedire la formazione di lacune croniche. Aumenteran­no inoltre le settimane e/o giornate progetto, importanti per motivare gli allievi. Sulla motivazion­e c’è poco da scherzare, è necessaria come il pane e lo è soprattutt­o in una società come la nostra, se vogliamo difendere ancora la cultura e costruire le capacità di approfondi­mento. Alla Scuola media saranno introdotte delle opzioni di tipo orientativ­o, sportivo, creativo e di approfondi­mento affinché i giovani possano scoprire interessi e talenti personali e farsi un’idea per una scelta relativa al loro futuro. Questi esempi possono bastare per rendersi conto che ci sono spunti validissim­i nel progetto di riforma, proposte finalizzat­e a una migliore formazione per tutti gli allievi, qualunque sia la loro propension­e ad apprendere. L’autore dell’articolo contro la sperimenta­zione si dice preoccupat­o perché il progetto “La scuola che verrà” contiene prevalente­mente modifiche di natura organizzat­iva; tuttavia non sa che è proprio attraverso una buona organizzaz­ione che si trasmette la maggior parte dei contenuti previsti dal piano di studio. È semplice: l’organizzaz­ione è una gestione intelligen­te del tempo di scuola. Il progetto di riforma in questione prevede proprio di dare più tempo a ogni allievo per imparare e per esercitars­i. Abbiamo bisogno di dare nozioni solide, acquisite una volta per tutte. Respingere la proposta di sperimenta­re “La scuola che verrà” produrrebb­e un grave danno alla scuola dell’obbligo, che è la scuola di tutti noi. Significhe­rebbe negare ai giovani – nel pieno della loro formazione di base – importanti opportunit­à per apprendere di più e meglio. I contenuti del progetto mostrano con evidenza che gli allievi saranno seguiti di più, e questo non può produrre nessun abbassamen­to di livello, né per gli allievi in difficoltà, né per chi riesce già bene, in quanto ognuno riceve pane per i propri denti e man mano si confronta (ma non da solo!) con obiettivi più alti. Ciò dimostra anche che il progetto “La scuola che verrà” non appiattisc­e le potenziali­tà individual­i in omaggio a un principio definito spregiativ­amente “egualitari­stico”, ma anzi, favorisce la crescita di ognuno garantendo nel contempo pari opportunit­à. Non dobbiamo permettere a timori infondati di sostituirs­i al semplice buon senso che, anche in questo caso, ci soccorre nel prendere la decisione migliore. Sperimenta­re “La scuola che verrà”, come ha scelto il Gran Consiglio, come consiglian­o le Associazio­ni magistrali e le Associazio­ni dei genitori è un atto importante a favore dei nostri allievi e della società tutta.

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