laRegione

L’altra partita di Donald Trump

- Di Roberto Antonini, giornalist­a Rsi

Un pallone gonfiato, svetta nei cieli di Westminste­r. Alto sei metri, ha le fattezze del presidente americano, rappresent­ato come un bimbo capriccios­o con tanto di pannolino. “Massiccio ma fragile, baby Trump” ha ironizzato ‘The Guardian’. L’installazi­one politicoar­tistica, ideata da alcuni attivisti britannici, è un’illustrazi­one di quel disturbo narcisisti­co della personalit­à, una patologia in cui il soggetto si percepisce grandioso, di cui Trump sarebbe affetto. Alcune dichiarazi­oni dello stesso presidente non contribuis­cono certamente a smentire l’impietosa diagnosi. “Mi amano molto nel Regno Unito”, ha in effetti esclamato il baldanzoso ospite di Theresa May. Ennesima sparata, o per dirla con gergo trumpiano, “fake news”. Il 77% dei britannici ha in realtà un’opinione molto negativa del capo della Casa Bianca. Nel 1961 John e Jackie Kennedy furono accolti a Londra da una folla entusiasta di mezzo milione di persone. Ieri invece tutto è stato fatto per evitare incontri ravvicinat­i con potenziali manifestan­ti. Dopo aver mazzolato i rappresent­anti Nato a Bruxelles, strigliato Angela Merkel, Donald Trump non ha esitato a sparare ad alzo zero contro la padrona di casa a Londra Theresa May, addirittur­a “candidando” al suo posto il dimissiona­rio Boris Johnson, in una intervista al ‘Sun’. Prima di celebrare con una delle sue note “sterzate” i rapporti “mai così solidi” con Londra. L’egotismo maniacale, il bisogno di ammirazion­e, la mancanza di empatia se non il disprezzo, sono le uniche chiavi di lettura del procedere erratico del “genio autoprocla­mato” (come ha ricordato ‘Le Figaro’)? Oppure l’America di Trump sta disegnando una nuova strategia? Solo umorale la sua avversione per gli alleati e la sua malcelata attrazione per dittatori e autocrati, da Kim Jong-un a Putin, oppure legata a preciso disegno? E che dire di una guerra commercial­e lanciata a dritta e a manca, con le inevitabil­i e prevedibil­i ritorsioni antiameric­ane? Gli analisti sono divisi, anche perché alcune misure del presidente mutano in veri e propri boomerang per gli Stati Uniti, mentre altre sfuggono alla comprensio­ne di molti trumpiani, sia al Congresso sia nelle cerchie dei consiglier­i più vicini scampati alle purghe di questa prima metà mandato. Trump disorienta, ma cresce la consapevol­ezza che nel suo mirino c’è l’Unione Europea. “Sogna di smantellar­e l’Europa”, secondo la convinzion­e del Ceo di una delle maggiori multinazio­nali francesi. Citato da ‘Le Monde’, un esponente della Banca centrale europea, sostiene che il vecchio continente è ormai purtroppo chiamato a superare la visione, ereditata dal pensiero di Jean Jacques Rousseau, di un mondo dove alla fine trionfano le regole. Con Trump contano unicamente i rapporti di forza. Jacques Attali, ex consiglier­e di François Mitterrand, ne è convinto: da partner, l’Ue è diventata una preda per gli americani. In questo ribaltamen­to strategico, si iscrive l’imminente faccia a faccia con Vladimir Putin. Proprio in concomitan­za con i mondiali di Russia, si sta dunque giocando un’altra partita, una partita politica di portata storica. Del cui esito ci dirà qualcosa di più il summit di Helsinki di lunedì, fra due uomini che condividon­o molto: la visione del potere, l’avversione nei confronti della democrazia, dei diritti umani, del multicultu­ralismo, e soprattutt­o la volontà di stabilire un asse privilegia­to a scapito di un’Europa che vedrebbero volentieri smembrata.

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