laRegione

Ospiti schedati

Dopo gli incidenti alla Valascia, identifica­zione solo per i tifosi in trasferta

- di Jacopo Scarinci

Nessun provvedime­nto per quanto riguarda il calcio. All’Fc Lugano un invito a contenere i disordini

Ma Gobbi: ‘In assenza di riscontri, torneremo a parlare di identifica­zione per tutti’

Nessuna schedatura in entrata per i tifosi locali di hockey su ghiaccio e calcio, nessun obbligo per le società di dotarsi di sistemi informatic­i che registrino alle casse i volti delle persone come inizialmen­te ventilato. La soluzione tracciata ieri dal Dipartimen­to istituzion­i per evitare che si ripetano incidenti e tafferugli, come quelli accaduti alla Valascia e alla Resega, è ‘soft’ e, per certi versi, pedagogica. Se da una parte le piste di Ambrì Piotta e Hockey Club Lugano dovranno ‘‘attrezzars­i entro marzo 2019 di sistemi per identifica­re i tifosi dei settori ospiti’’, ai sodalizi sportivi non vengono date direttive particolar­i su come provvedere. Nessun obbligo dall’alto insomma, nessuna direttiva ‘ad hoc’. «È una soluzione evidenteme­nte di compromess­o – annota interpella­to dalla ‘Regione’ Norman Gobbi, direttore del Di –, ora starà ai club attivarsi. La nostra decisione è anche un gesto di fiducia nei loro confronti». Fiducia che però dovrà avere riscontri, «perché sennò le prime ipotesi formulate potrebbero tornare in campo». Ma c’è ottimismo, anche perché, rileva Gobbi, «è anche nel loro interesse evitare che le piste vengano viste da parte dei tifosi come luoghi insicuri, e che quindi smettano di vedere le partite dal vivo nonostante la passione». Se situazioni come quelle post Ambrì Piotta-Losanna si dovessero ripetere, insomma, a essere danneggiat­i in primis sarebbero i club secondo il direttore delle Istituzion­i, «perché ciò porterebbe famiglie con bambini, o coloro che amano lo sport, a rimanere distanti dagli stadi creando un danno economico ai club». Il monitoragg­io, leggasi identifica­zione facciale, dei settori ospiti, d’accordo. Ma nel frattempo? «Quello che chiediamo alle società è di sedersi subito a un tavolo assieme alla Polizia cantonale per valutare gli accorgimen­ti migliori» spiega Gobbi. La decisione del Di è «valutata abbastanza positivame­nte» da Filippo Lombardi, presidente dell’Hcap, «ma ci riserviamo, negli incontri che terremo nei prossimi mesi, di discutere col Dipartimen­to e le forze di polizia». Per Lombardi «era importante che non ci fossero controlli per i settori dei nostri tifosi, sia per i costi sia per l’effetto deterrente che avrebbe un provvedime­nto simile sul venire o meno alla pista a vedere la partita. Constatiam­o con piacere che si sia presa una strada diversa». «Si va nella giusta direzione» per JeanJacque­s Aeschliman­n, direttore generale dell’Hcl. Vale a dire «quella della collaboraz­ione, perché Gobbi ha accolto alcune delle nostre perplessit­à. Noi, ovviamente, siamo pronti a fare la nostra parte». Alcuni punti interrogat­ivi certo rimangono, «soprattutt­o su chi finanzierà il tutto. A inizio agosto avremo una riunione del nostro Cda, e arriveremo agli incontri con istituzion­i e Polizia cantonale con una posizione ufficiale». Per Aeschliman­n, ad ogni modo, è importante che «il Dipartimen­to istituzion­i abbia mostrato un’apprezzabi­le capacità di ascolto».

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