Ospiti schedati
Dopo gli incidenti alla Valascia, identificazione solo per i tifosi in trasferta
Nessun provvedimento per quanto riguarda il calcio. All’Fc Lugano un invito a contenere i disordini
Ma Gobbi: ‘In assenza di riscontri, torneremo a parlare di identificazione per tutti’
Nessuna schedatura in entrata per i tifosi locali di hockey su ghiaccio e calcio, nessun obbligo per le società di dotarsi di sistemi informatici che registrino alle casse i volti delle persone come inizialmente ventilato. La soluzione tracciata ieri dal Dipartimento istituzioni per evitare che si ripetano incidenti e tafferugli, come quelli accaduti alla Valascia e alla Resega, è ‘soft’ e, per certi versi, pedagogica. Se da una parte le piste di Ambrì Piotta e Hockey Club Lugano dovranno ‘‘attrezzarsi entro marzo 2019 di sistemi per identificare i tifosi dei settori ospiti’’, ai sodalizi sportivi non vengono date direttive particolari su come provvedere. Nessun obbligo dall’alto insomma, nessuna direttiva ‘ad hoc’. «È una soluzione evidentemente di compromesso – annota interpellato dalla ‘Regione’ Norman Gobbi, direttore del Di –, ora starà ai club attivarsi. La nostra decisione è anche un gesto di fiducia nei loro confronti». Fiducia che però dovrà avere riscontri, «perché sennò le prime ipotesi formulate potrebbero tornare in campo». Ma c’è ottimismo, anche perché, rileva Gobbi, «è anche nel loro interesse evitare che le piste vengano viste da parte dei tifosi come luoghi insicuri, e che quindi smettano di vedere le partite dal vivo nonostante la passione». Se situazioni come quelle post Ambrì Piotta-Losanna si dovessero ripetere, insomma, a essere danneggiati in primis sarebbero i club secondo il direttore delle Istituzioni, «perché ciò porterebbe famiglie con bambini, o coloro che amano lo sport, a rimanere distanti dagli stadi creando un danno economico ai club». Il monitoraggio, leggasi identificazione facciale, dei settori ospiti, d’accordo. Ma nel frattempo? «Quello che chiediamo alle società è di sedersi subito a un tavolo assieme alla Polizia cantonale per valutare gli accorgimenti migliori» spiega Gobbi. La decisione del Di è «valutata abbastanza positivamente» da Filippo Lombardi, presidente dell’Hcap, «ma ci riserviamo, negli incontri che terremo nei prossimi mesi, di discutere col Dipartimento e le forze di polizia». Per Lombardi «era importante che non ci fossero controlli per i settori dei nostri tifosi, sia per i costi sia per l’effetto deterrente che avrebbe un provvedimento simile sul venire o meno alla pista a vedere la partita. Constatiamo con piacere che si sia presa una strada diversa». «Si va nella giusta direzione» per JeanJacques Aeschlimann, direttore generale dell’Hcl. Vale a dire «quella della collaborazione, perché Gobbi ha accolto alcune delle nostre perplessità. Noi, ovviamente, siamo pronti a fare la nostra parte». Alcuni punti interrogativi certo rimangono, «soprattutto su chi finanzierà il tutto. A inizio agosto avremo una riunione del nostro Cda, e arriveremo agli incontri con istituzioni e Polizia cantonale con una posizione ufficiale». Per Aeschlimann, ad ogni modo, è importante che «il Dipartimento istituzioni abbia mostrato un’apprezzabile capacità di ascolto».