Una strage per ricordare che l’Isis c’è ancora
Islamabad – L’Isis è entrato nella campagna elettorale in Pakistan con una strage delle più gravi che abbiano colpito il Paese. Durante un comizio elettorale in Baluchistan un kamikaze si è fatto esplodere con un bilancio pesantissimo di vittime: 128 morti e 200 feriti. Non è chiara la sorte del leader del Baluchistan Awami Party, Nawabzada Siraj Raisani, che partecipava alla manifestazione. Secondo una fonte del governo locale, è rimasto gravemente ferito. Secondo un’altra, invece, sarebbe morto. Solo 48 ore prima, un altro attentatore suicida era entrato in azione a Peshawar mentre era in corso un’altra manifestazione in vista del voto del 25 luglio, uccidendo 20 persone – tra cui anche Haroon Bilour, un leader dell’Anp, partito nazionalista pashtun – e ferendone altre 60. Tra meno di due settimane il Paese andrà alle urne per una tornata di elezioni politiche, stretta tra la minaccia destabilizzatrice del terrorismo di matrice islamica, le accuse di manipolazione da parte dei vertici militari e un controverso intervento dell’apparato giudiziario nazionale che ha portato alla condanna in carcere per l’ex premier Nawaz Sharif e sua figlia Maryam Nawaz. Ed è proprio in vista dell’appuntamento elettorale che ieri Nawaz Sharif ha deciso di lasciare il suo esilio londinese e rientrare nel Paese. Le autorità lo attendevano però al suo arrivo a Lahore per arrestarlo insieme alla figlia. Su entrambi gravano pesanti condanne per corruzione, dieci anni per lui e sette per lei. Le condanne risalgono al 6 luglio scorso e costituiscono il primo verdetto emesso da un tribunale del Pakistan contro l’ex primo ministro che deve affrontare una serie di processi sin da quando il 28 luglio scorso è stato destituito dalla Corte suprema. La figlia di Sharif Maryam Nawasz è stata invece condannata per una vicenda venuta alla luce per gli stessi “Panama Papers”, mentre il marito, Mohammad Safdar, è stato condannato a un anno per aver dato false informazioni agli investigatori.