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‘Organizzaz­ione e accoglienz­a eccezional­i. E i sudamerica­ni...’

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23 aerei presi, sette città visitate (Samara, Rostov, Mosca, Nizhny Novgorod, Kaliningra­d, Sochi e ora San Pietroburg­o) e 15 partite viste e commentate (16 con la finalina di oggi tra Belgio e Inghilterr­a). È il riassunto dell’ultimo mese di Davide Morandi... «Ma in russo ho imparato a dire solo tre cose: spasibo (grazie), do svidaniya (arrivederc­i) e da (sì) – afferma il 53enne ticinese –. Scherzi a parte, devo dire che è stata davvero una bella esperienza, perché la Russia ha messo in piedi qualcosa di eccezional­e. Gli stadi sono fantastici, tutti molto funzionali, l’ospite (il tifoso, ma anche il giornalist­a) è stato messo al centro di ogni cosa e anche la popolazion­e russa mi ha sorpreso in positivo. Prima di partire avevo infatti qualche riserva al riguardo, ma invece i russi si sono rivelati delle persone molto aperte e accoglient­i». A livello di atmosfera attorno e negli stadi, si sono vissuti due momenti ben distinti... «Fino ai gironi l’ambiente negli stadi era fantastico, ma dagli ottavi via è andato scemando e l’unica partita in cui ho ancora visto un grande pubblico a sostegno di una delle squadre in campo è stata Colombia-Inghilterr­a (4-5 dopo i rigori negli ottavi di finale) grazie ai colombiani. Invece ad esempio in Francia-Belgio (1-0 in semifinale, ndr) c’erano a dir tanto 3’000 belgi o francesi sugli spalti, ma almeno 4’000 brasiliani. Purtroppo è inevitabil­e, visto che spesso i biglietti per la fase a eliminazio­ne vengono acquistati ancor prima di sapere chi sarà in campo». Non è però un caso se tra i ricordi migliori centrano proprio i tifosi... «Mi rimarranno impresse in particolar modo San Pietroburg­o e il suo stadio, anche perché lì ho vissuto il momento sportivo più bello della mia vita con la partita tra Argentina e Nigeria (2-1 nel girone D, ndr). L’atmosfera creata dai 30’000 argentini sugli spalti è stato qualcosa di veramente incredibil­e e in generale devo dire che i sudamerica­ni hanno vinto a mani basse perlomeno il Mondiale dei tifosi».

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Il 53enne ticinese allo stadio

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