Lunghi loro, lungo il match
Kevin Anderson (2m03) elimina John Isner (2m08) dopo una semifinale eterna, durata 6h36’. Quel dritto con la sinistra...
Per conoscere l’avversario che affronterà domani in finale, Kevin Anderson, al pari di tutti gli appassionati, deve attendere l’esito della seconda semifinale, quella tra Nadal e Djokovic: due set a uno per il serbo al momento dell’interruzione. La tradizione impone infatti agli organizzatori di Wimbledon di sospendere le ostilità poco dopo le 23, per una questione di rispetto della quiete pubblica. In barba... a tutto il resto, vien da dire. E dove rispettare le tradizioni, se non a Church Road? E allora ecco che nonostante un torneo di due settimane giocato sui cinque set, la quinta frazione non prevede il tie-break, mai. Si va avanti a oltranza. Una tortura, se di fronte si trovano due giganti decisi a tutto per prendersi la prima finale di Wimbledon, che sparano sassate oltre i duecento orari e subiscono un break ogni decennio. Così, capita che, in attesa di verificare se il sudafricano Anderson avrà ancora della birra in corpo domani, lui e il suo prode compare John Isner da Greensboro abbiano scritto la storia del tennis: 6 ore e 36 minuti di semifinale, la seconda partita più lunga della storia del tennis, seconda solo a quel famoso 70-68 al quinto set (dopo 11 ore e 5 minuti) che vide lo stesso gigante della Carolina impegnato contro il francese Mahut, nel 2010. Allora fu un primo turno, stavolta era una semifinale. L’ha vinta Anderson, e l’ha vinta con la sinistra. Sì, con la sinistra. Dopo 6 ore e 27’ di gioco, sul 24-24 0-15 servizio Isner, Kevin Anderson è caduto, si è rialzato da terra, ha ripreso la racchetta in mano con la sinistra, e ha mandato la palla di là in qualche modo, con un dritto abbozzato, per continuare lo scambio e ottenere in seguito uno 0-30 che ha poi tramutato nel break del 25- 24, diventato il definitivo 26-24 che lo ha promosso alla prima finale a Wimbledon, la seconda finale della carriera dopo quella degli Us Open dello scorso anno, dove fu preso a pallate da Rafael Nadal. Semplicemente folle.
Küng in finale, cinque anni dopo Belinda Bencic
Cinque anni dopo Belinda Bencic, un’altra tennista elvetica disputerà la finale juniori di Wimbledon: è la 17enne Leonie Küng, uscita addirittura dalle qualificazioni e giunta all’atto conclusivo grazie alla semifinale vinta 6-4 6-7 (6/8) 6-3 contro la cinese Wang Xiyu, testa di serie numero 10 del tabellone. Küng, che in carriera non aveva mai giocato prima sull’erba, non si è fatta turbare dalle chance di chiudere il match sprecate sul finire del secondo set. Facendo prova di un mentale a prova di bomba, la sciaffusana ha fatto sua con autorità la terza frazione. Di ritorno da Londra, Leonie parteciperà al torneo Wta di Gstaad, per effetto di una wildcard che gli organizzatori hanno attribuito a lei e alla veterana del circuito Patty Schnyder, 39 anni.