Compodino chi glielo fa fare?
Purtroppo, ci risiamo, regolarmente e non solo in campagna elettorale, sui numerosi mass media ticinesi, vuoi per “farsi vedere”, vuoi per interesse, la gestione dei rifiuti diventa un business e si torna alla carica nei riguardi della martoriata Compodino Sa. L’ultima sparata arriva dal portale Tio, il 5 luglio: con un titolo che rasenta l’infamante, riporta l’interpellanza della deputata Ppd luganese Sara Beretta Piccoli al CdS. Vien da chiedersi se la signora abbia letto il messaggio 7524 che prossimamente sarà chiamata a votare in Gran Consiglio. Sull’argomento sono già intervenuto più volte e sul sito del partito abbiamo anche un dossier in merito; non voglio quindi dilungarmi a spiegare il lungo travaglio della “saga Compodino”. Una cosa però la voglio precisare: i disagi causati dai disturbi delle diverse attività sul Piano non devono indurre a superficiali sentenze. La Compodino non produce malodori come vuol far credere l’articolo citato. Sin dal 1988, quale prima azienda nel ramo in Ticino, ha permesso e permette lo smaltimento di gran parte del verde del Locarnese e chi ha un raccoglitore in giardino, sa quanto è difficile contenerne gli odori e quanto sia utile potersi sbarazzare del suo contenuto. L’attività della Compodino non si limita al corretto smaltimento del materiale biodegradabile ma produce composto, terriccio utile se non indispensabile a rigenerare gli esausti terreni agricoli o altri interventi di riciclaggio. L’illegalità denunciata è dovuta a problemi di pianificazione. L’attività aziendale, autorizzata e inaugurata dalle autorità cantonali, dopo un ricorso, si è trovata collocata su un’area non conforme. In merito a più riprese il cantone ha risposto a interpellanze sulla situazione anomala, ribadendo che ad oggi la Compodino svolge un’attività di interesse pubblico preponderante, per la quale non esistono alternative. Toccava quindi alla politica risolvere il problema dell’insediamento, ma i diversi tentativi sono miseramente falliti. Praticamente tutti usiamo il telefonino, ma nessuno vuole le antenne che permettono i collegamenti; inoltre nella piccola “valle Ticino” lo spazio è molto limitato e non risulta facile collocare un’attività anche solo sospetta di molestia. Finalmente, visto il fallimento dei tentativi da parte dei comuni, il Dipartimento del territorio (Dt) ha preso in mano la situazione e anche se in palese ritardo occorre riconoscere che ha fatto un gran lavoro. Con il Pgr (Piano Generale dei Rifiuti) si sono dapprima create le basi per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti vegetali, che è generale per tutto il cantone, e dopo approfonditi esami e consultazioni il Dt arriva a proporre la soluzione definitiva con il messaggio 7524 del CdS del 18 aprile. L’avevo già scritto e, piuttosto che mettere i bastoni fra le ruote, vediamo di adoperarci per risolvere i problemi di una pur fortunata società come la nostra.
Rino Ceppi, Gordola ex consigliere comunale Plr