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Il Cenacolo, non c’è solo quello di Leonardo

È un esempio tangibile dell’influenza artistica italiana sulle terre ticinesi già feudi lombardi. L’opera originale, e ovviamente più preziosa, è al santuario di Santa Maria delle Grazie in Milano, ma anche nella Svizzera italiana si può ammirare addiritt

- Di Aldo Bertagni

Un tuffo nel Rinascimen­to, tra la fine del ’400 e l’inizio del ’500 con sconfiname­nti al secolo successivo. Restando in Canton Ticino e ammirando un unico soggetto: il Cenacolo o l’Ultima Cena, copie d’epoca della famosissim­a opera di Leonardo da Vinci realizzata dal grande artista e scienziato tra il 1495 e il 1498 e oggi conservata nel refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie in Milano. Per andare ad ammirare l’originale e più prestigios­a opera del Rinascimen­to italiano occorre prenotarsi e armarsi di tanta pazienza. Certo, il santo vale la candela ma nel frattempo si può iniziare, diciamo così, un percorso propedeuti­co, restando in Ticino dove si conta quasi un centinaio di rappresent­azioni del celeberrim­o Cenacolo. Tutte esposte in edifici religiosi della Svizzera italiana dove l’effetto Leonardo da Vinci si propagò ben presto come ben ricordava la mostra “Il Rinascimen­to nelle terre ticinesi - Da Bramantino a Bernardino Luini” allestita a fine 2010 alla Pinacoteca Züst di Rancate. E come segnala sul suo sito Ticino Turismo. Il nostro viaggio alla ricerca del Cenacolo “rifatto” non può che iniziare da Ponte Capriasca ovvero dalla chiesa di Sant’Ambrogio del ridente paese che sovrasta Lugano. L’opera venne attribuita, nel 1735, a Cesare de Sesto ma oggi si propende per un autore anonimo leonardesc­o facente capo alla bottega di Bernardino Luini, pittore di scuola rinascimen­tale lombarda. La copia di Ponte Capriasca si fa risalire al 1550 e viene considerat­a la meglio riuscita per quanto presenti alcune modifiche sullo sfondo (vi sono due dipinti e non le tre finestre dell’originale). Notevole il buono stato di conservazi­one, ma ciò che prende, rapisce il visitatore è, come dire, il contesto in cui si può godere di un’opera d’arte. Intanto da soli o quasi – quando ci siamo andati noi non c’era anima viva, custode a parte – e in un ambiente raccolto, silenzioso, decisament­e magico. Il luogo ideale – ce ne perdoni Leonardo! – per apprezzare la pittura rinascimen­tale senza finire in un... circo artistico dove sussulti e grida (più le seconde che i primi), e magari qualche gomitata, fanno sempre più da contesto a qualsiasi capolavoro esposto. Qui no. Certo, non è l’originale ma cosa conta? Basta e avanza per cogliere tutta la passione e l’armonia rinascimen­tale, di un periodo dove l’arte inizia a dare vita ai corpi umani. A dargli forza e visione. Per capirlo basta attardarsi, qui a Ponte Capriasca, sui volti degli apostoli; in quegli occhi, in quelle espression­i mimiche c’è tutto il panorama emozionale di noi umani, confrontat­i quotidiana­mente col mistero e la magia dell’ignoto. Seconda tappa del Cenacolo in Ticino, a Santa Maria degli Angeli (chiesa romanica fra le più belle della Svizzera) in Lugano dove si può ammirare la versione di Bernardino Luini anch’essa ispirata al capolavoro leonardesc­o. Secondo gli esperti qui siamo di fronte all’esempio più importante rappresent­ato nella Svizzera italiana. Sempre in questa chiesa non può certo sfuggire, per le dimensioni e la bellezza, l’affresco ‘Passione e Crocifissi­one’ sempre del Luini. Detto delle due copie principali, chi ha ancora tempo può completare il tour recandosi a Novazzano, all’oratorio dell’Annunziata dove c’è una versione dell’Ultima Cena attribuita a G.B. Tarilli e magari anche alla Collegiata di Bellinzona dove si trova una pala dipinta da allievi o seguaci di Camillo Procaccini. E altre rappresent­azioni ancora, sparse un po’ ovunque. Persino in Valle Onsernone, a Loco, con l’opera di Goetfried Maes. Infine a Brione Verzasca dove c’è un affresco che risale al Trecento, attribuito a Giovanni Baronzio, e dunque pre-leonardesc­o. Tante “cene” per un uomo rinato.

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