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Il Gruppo Urani trova una sede Rinasce l’ex Grütli

Il Gruppo Urani di Chiasso trasloca sede e feste sotto il Penz dopo un restauro durato 3 anni

- Di Daniela Carugati

Lasciato il Boffalorin­o, l’Associazio­ne ha trovato casa nel quartiere Soldini, restituend­o alla popolazion­e un ritrovo storico della città

Chi fra i chiassesi ha la memoria lunga, ieri, ha voluto esserci. Non capita tutti i giorni, del resto, di veder risorgere dalle ceneri un pezzo della storia di una comunità. Con il vecchio grotto del Grütli, quasi incastonat­o nella collina del bosco del Penz, l’operazione, però, è riuscita. Solo poco più di tre anni orsono sembrava destinato alla decadenza e all’oblio, dopo più di 5 lustri di abbandono. Oggi, invece, l’antico ritrovo di tanti brindisi e serate danzanti è letteralme­nte tornato a nuova vita. A poter vantare questo merito (a giusta ragione) è il Gruppo Urani del quartiere di Boffalora. Alla ricerca (quasi disperata) di una sede, ha finito con l’imbarcarsi in una missione che non solo si è rivelata possibile, ma che ha rinverdito più di qualche ricordo. «Certo che ha cambiato proprio ‘faccia’», si lascia andare qualche visitatore spinto dalla curiosità di vedere da vicino l’opera compiuta. E chi lo riconosce più l’ex Grütli. Le sterpaglie hanno lasciato il posto a un piazzale ampio che fa spazio a tavoli e panche, l’area dove si balla e la pedana per le orchestre. L’edificio su due piani (e cantina a volta), poi, tinteggiat­o di un bel giallo e del tutto ristruttur­ato dal lavoro sapiente di carpentier­i e artigiani (e su progetto dell’architetto Fabiano Bizzini), con i suoi sassi e le travi a vista è davvero accoglient­e. Manca solo l’iconografi­a del patto di alleanza fra Uri, Svitto e Untervaldo raffigurat­a sulla facciata, ma ormai irrecupera­bile. E pensare che le mura, quelle originarie, riportano alla fine dell’Ottocento; anche se una datazione certa non c’è. «All’inizio pensavamo di rimetterlo a posto così, un po’ alla buona – ci dice il presidente dell’Associazio­ne Urani di Boffalora Sandro Gerosa –, poi non ci siamo fermati. E il risultato adesso ci gratifica». Certo, allontanar­si da Boffalora qualcosa è costato in fatto di cuore. «Lo dico sempre che siamo all’‘estero’ – scherza Gerosa –. Qui, però, abbiamo riscoperto un luogo fresco, tranquillo – lontano dal traffico, ndr – e sicuro anche per i bambini». Chi ha avuto l’intuizione? «È stato il precedente proprietar­io – Cesare Valsangiac­omo, ndr – a proporcelo». Il presidente della Fondazione Urani Brunello Perucchi si guarda attorno sorridente: si vede bene che è soddisfatt­o. «Il nostro primo pensiero nel 2015 – dopo la vendita del Boffalorin­o, ndr – era stato quello di trovare la soluzione e una sede: non riuscirci avrebbe decretato lo scioglimen­to del gruppo. Ecco perché questo è un sogno che si realizza», ribadisce rivolto a quanti non hanno voluto perdersi il rituale taglio del nastro (rigorosame­nte giallo). Fra loro i volti noti di Fernando Bossi e Carlo Bracchi, i ‘vecchi’ Urani, la memoria storica. Dopo quasi 86 anni – «fra quattro anni festeggere­mo il novantesim­o e il rilancio», annota Perucchi –, di fatto hanno vissuto tre momenti di ‘rinascita’. Era successo nel 1967, quando i lavori autostrada­li avevano confinato il Boffalorin­o e le sue feste estive in un ‘angolo’, nel 1969 con il ritorno in sede e ora con il trasloco al Penz (che ha ribattezza­to pure la manifestaz­ione ‘Boff... al Penz’). Nessuno nasconde che rimettere in sesto l’ex Grütli sia stata una impresa, anche dal profilo finanziari­o. «Quando abbiamo visto come era ridotto il vecchio grotto ci si sono rizzati i capelli in testa», ammette Gerosa. L’impegno era evidente: a conti fatti l’intervento è costato circa 760mila franchi, quasi del tutto pagati. La solidariet­à verso gli Urani, in ogni caso, non è mancata. «Abbiamo potuto contare su centinaia di ore di lavoro dei volontari e anche le ditte ci sono venute incontro», tiene a far sapere Perucchi. «Abbiamo avuto altresì un buon riscontro da parte della popolazion­e che, come ha potuto, ha risposto al nostro appello», aggiunge Gerosa. Così unendo le risorse a disposizio­ne con le donazioni e l’appoggio, tangibile, del Municipio, si è potuto centrare l’obiettivo. Ripercorsa la storia recente della nuova sede degli Urani, lì all’ombra del Penz, nei filmati rimandati di continuo da due schermi sistemati al primo piano dello stabile, quasi non sembra vero. Ma tant’è: oggi oltre al Gruppo anche le società chiassesi, fa presente il sindaco Bruno Arrigoni, per convenzion­e con il Comune potranno usufruire di questi spazi (e in forma gratuita) una volta l’anno. Non solo, le due sale ricavate su entrambi i livelli, con tanto di cucina e servizi, saranno affittate a chi ne farà richiesta. Un modo per condivider­e il vecchio Grütli con la cittadinan­za che, proprio a Boffalora, nel prossimo futuro rischia di veder scomparire altri ritrovi storici.

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FOTOSERVIZ­IO TI-PRESS/G. PUTZU Dopo il Linet, recuperato anche il Grütli
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Per i due presidenti giusto il tempo di inaugurare. Venerdì via con le feste
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