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Quando la cassa non paga più

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Giovane ammalato di tumore si vede rifiutata la copertura dell’assicurazi­one malattia per le cure che evitano recidive. La denuncia del caposerviz­io di oncologia pediatrica.

«È devastante sapere che tuo figlio 12enne, ancora un bambino, ha il cancro. Finché non lo vivi non sai cosa significa vederlo vomitare e vegetare senza la forza di reggersi in piedi. Lui soffre e tu puoi solo stargli vicino». Lo scorso anno, Marta viene informata dal dottor Brazzola all’ospedale San Giovanni di Bellinzona che suo figlio (il più giovane) ha un raro sarcoma. Una diagnosi che stravolge la quotidiani­tà della famiglia del Mendrisiot­to: due figli e due salari. «Per me e mio marito non era economicam­ente possibile stare a casa per occuparci di nostro figlio. Se avessi lasciato il mio lavoro non avremmo mangiato», ci racconta la madre (che preferisce restare anonima). Nel giro di qualche mese la donna crolla fisicament­e ed emotivamen­te e va in malattia: «Vedevo lui stare male, poi c’erano continui spostament­i per cure e ricoveri. È stata molto dura».

12 mesi di terapie e la madre crolla

Dodici mesi di cure pesanti tra chemiotera­pia, radioterap­ia e poi l’intervento. Malori continui e corse in ospedale. «Spesso il suo sistema immunitari­o calava a picco e si doveva intervenir­e con farmaci molto costosi, da duemila franchi a dose. Ci sono state tante spese extra, abbiamo faticato ad onorarle. Quando abbiamo saputo che la cassa malati non rimborsava la cura di mantenimen­to ci è crollato il mondo addosso. Proprio non capisco, mio figlio è ad alto rischio di recidiva. Questa terapia di routine è determinan­te per evitare un nuovo tumore. Perché non vogliono pagare?». Al peggio, a volte, non c’è fine, per fortuna c’erano i parenti. «Siamo una grande famiglia, molto unita, da soli non ce l’avremmo fatta», precisa. Anche la scuola li ha aiutati. «Mio figlio ha mancato tante lezioni. Quando era immunodepr­esso, era impossibil­e metterlo in classe e il suo docente lo ha aiutato a casa». L’adolescent­e è uscito dalla fase acuta, si sta ancora curando e piano piano recupera le forze, a settembre forse inizierà la quarta media. A pesare per la madre c’è la ‘maledetta’ fattura che l’assicurazi­one non vuole pagare. «Ci affidiamo al medico, speriamo che si risolva perché 3’000 franchi per noi sono davvero tanti».

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