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Estival, celebrati 40 anni di successo

Lugano. Celebrati con successo i 40 anni dell’open air jazz per eccellenza

- di Beppe Donadio

L’open air jazz per eccellenza ha festeggiat­o fra gli altri con l’Orchestra della Svizzera italiana nei panni dei Pink Floyd, John Scofield & Co. e Renzo Arbore.

Il suono della Pink-Osi, il talento di Mohini Dey, la grandezza di John Scofield & Co. E con Arbore è festa grande.

Il golfo c’è. Ci vuole soltanto un po’ d’immaginazi­one per vedere il lungolago come un lungomare e il Monte Brè come un vulcano, sorvolando sugli accenti nordici, tanto qualche tedesco in vacanza a Napoli ci sarà senz’altro. È in riva al Mediterran­eo che Lugano si è ritrovata grazie a Renzo Arbore e all’Orchestra italiana, chiamati in Piazza Riforma per il ‘Tanti auguri’ a Estival, splendido quarantenn­e che porta assai bene i suoi 850 concerti. Una piazza in cui qualcuno ha letto male il giornale («dopo i Ricchi e Poveri andiamo via», dice un padre distratto dagli eventi a un figliolett­o distratto dai gelati) e in cui i napoletani ci sono, non danno in escandesce­nze e cantano composti, smentendo l’idea comune che siano solo chiacchier­e e ‘Jamme Jamme’. L’Orchestra italiana è un brand, di quelli che identifica­no un concetto (tipo ‘Forza Italia’, con la differenza che la musica fa meno danni della politica). Il suono non è esattament­e quello italiano, ma è riconoscib­ile come il cavallino rampante in mezzo ad altri purosangue.

Lungo le rive dell’Hudson

Prima della festa, un passo indietro a giovedì, quando Lugano ha messo in mostra una delle sue bellezze locali, l’Orchestra della Svizzera italiana diretta da Markus Poschner, che eleva annualment­e cose già di per sé elevate. È successo ancora con ‘The Dark Side of The Moon’, qui nella visione del chitarrist­a-filosofo Nguyên Lê. Mohini Dey, un Victor Wooten al femminile, ha rischiato di far passare in secondo piano la bella fusion indiana degli Ekalavya. Mohini ha 21 anni, è profession­ista da 12, ha preso in mano il basso che ne aveva 3 e ha iniziato a studiarlo a 7 (fate voi i conti). Ha chiuso il curvy-soul di Miss Kennedy negli ottimi Kennedy Administra­tion. Fasciata di rosa shocking tutta la sua armonica rotondità, la Kennedy ha tirato proiettili soul (‘It’s all over now’ in apertura) e baci latinjazz (‘Don’t forget to smile’). Di venerdì, Franco Mussida viaggia sul Tilo che lo porta in Piazza Riforma in tempo per godersi Hudson. Che sono Jack DeJohnette, John Scofield, John Medeski e Scott Colley. I quattro vivono tutti sulle rive dell’Hudson e nel cd del 2017 suonano tutto ciò che sta nelle vicinanze del fiume. Compresa ‘Woodstock’ di Joni Mitchell. Ampi estratti dal disco e ampio spazio a Hendrix (‘Wait until tomorrow’, ‘Castles made of sand’). Col sole sotto l’orizzonte, sorge il duo Michel CamiloToma­tito. L’intesa è la stessa delle Estival Nights del 2014. I due ospitano Franco Ambrosetti per ‘Manhã De Carnaval’ in un riuscito momento internazio­nal-luganese. Con atmosfere e tematiche da Concertone del Primo maggio (in platea lo striscione ‘Il Molino non si tocca’), il venerdì si chiude con i Chico Trujillo, band della festa cilena per eccellenza.

È qui la festa

Arbore e la sua orchestra, dei cileni, non fanno meno ‘ammuina’ (in napoletano “baccano”). Il brusio di chi dice che col jazz non vede attinenza, invece, non fa notizia. Perché l’81enne Renzo ha dignità di palco anche solo per aver creato ‘D.O.C.’, il jazz (ma non solo) in diretta Rai a metà degli anni 80. Estival omaggia questo conoscitor­e di musica che, la musica tutta, l’ha fatta conoscere; Arbore omaggia l’open air più nobile della Svizzera e, insieme, i capolavori di Murolo, Carosone, Modugno e Puccini (‘Nessun dorma’ non manca, è il secondo inno nazionale dopo quello di Mameli. Del ‘Va’ pensiero’ proposto dai leghisti non si sente più parlare da un pezzo). «Di solito dopo il premio alla carriera viene quello alla memoria», dice l’artista con black humour foggiano al momento della consegna del premio. Ma Jacky Marti dice che si tratta di un «premio alla barriera», quella tra generi musicali che Arbore ha abbattuto a spallate. Senza barriere (televisive) è anche il finale: la Rsi ospita la Rai e il sodalizio di scrittura Arbore-Mattone (Claudio) di ‘Ma la notte no’, ‘Vengo dopo il tiggì’, ‘Sì, la vita è tutt’un quiz’ fino a ‘Cacao meraviglia­o’, che – ancor prima che tormentone – fu anche e soprattutt­o un capolavoro di marketing (nel 1987 l’inesistent­e miscela veniva chiesta nei negozi). Il cielo chiama l’uragano, ma gli ombrelli non si apriranno prima del London Community Gospel Choir, degna chiusura di un weekend come pochi. Tanti compliment­i alla coppia Marti-Wyden. E buon compleanno a Estival, rassegna “dal gusto esagerao”.

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Dall’alto: Renzo Arbore, John Scofield e Jack DeJohnette alla batteria
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