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Un tumore e la cassa non paga

A un adolescent­e con sarcoma l’assicurazi­one non copre la terapia per evitare recidive

- di Simonetta Caratti

La denuncia dell’oncologo pediatra Barazzola che si vede rifiutare la copertura di una terapia patentata in Europa. La madre del 12enne: ‘È assurdo’.

Quando l’oncologo ti dice che tuo figlio 12enne ha un tumore, vorresti poterlo proteggere da quel ‘male’ e dalle pesanti terapie che lo attendono. Ma il tutto diventa surreale, quando scopri che la cassa malati non vuole coprire le cure necessarie. Non farmaci sperimenta­li o medicine costosissi­me che allunghere­bbero la vita di qualche mese. Niente di tutto ciò. Stiamo parlando di una cura per evitare recidive, usata da anni in Europa. I genitori dell’adolescent­e, già gravati da spese extra, rischiano di vedersi accollare anche una fattura di 3’000 franchi. «È penosa la decisione della nostra assicurazi­one, ci è crollato il mondo addosso, mio figlio ha bisogno della cura», dice la madre.

L’alternativ­a è più costosa e nociva

A denunciare alla ‘Regione’ il problema è il dottor Pierluigi Brazzola, caposerviz­io di oncologia pediatrica all’ospedale San Giovanni di Bellinzona. Ha in cura il 12enne ticinese per un sarcoma (un tumore maligno dei tessuti molli). «Il ragazzo è stato sottoposto ad un anno di terapia intensiva. Finita quella, entro 30 giorni, dobbiamo iniziare la cura di mantenimen­to (di 8 mesi) per ridurre il rischio di recidiva», spiega. E qui inizia il problema: «È una terapia per bocca (con una combinazio­ne di tre farmaci) ben tollerata e collaudata per i sarcomi, la si usa da 10 anni, patentata in Europa. Due dei farmaci sono disponibil­i in Svizzera, il terzo deve essere importato dalla Germania. Ciò è acconsenti­to da Swissmedic, ma la cassa malati questo terzo farmaco non vuole pagarlo». Il motivo? «Non ci sarebbe sufficient­e letteratur­a sui benefici elevati della cura per questo tipo preciso di sarcoma», precisa il medico, alzando gli occhi al cielo. Ma c’è un ulteriore risvolto: «Paradossal­mente se proponessi in alternativ­a una chemiotera­pia ad alto dosaggio, una cura pericolosa e molto più costosa, ma con farmaci rilasciati in Svizzera, questa molto probabilme­nte sarebbe pagata senza batter ciglio. Vogliamo evitarla perché molto tossica a lungo termine e con possibili effetti secondari importanti», precisa.

‘Questa è una pericolosa deriva’

Incontriam­o il dottor Brazzola nel suo studio al San Giovanni, guardiamo il dossier insieme, tra lettere con l’assicurazi­one e diagnosi. Non si capacita della chiusura dell’assicurazi­one. Non è la prima volta (vedi box) che vede una cassa malati cavillare su una cura salvavita: «È una deriva pericolosa, perché se vuoi un farmaco per tuo figlio, lo devi pagare», dice

l’oncologo, che sta battaglian­do con il medico di fiducia dell’assicurazi­one per ottenere la copertura. «Speculare sulla terapia di mantenimen­to abbassa il tasso di guarigione, aumenta il rischio di recidiva e di conseguenz­a la possibilit­à di guarire definitiva­mente, o di subire eventuali interventi chirurgici invasivi

che causerebbe­ro altre sofferenze e costi esorbitant­i al sistema sanitario. Risparmiar­e tremila franchi oggi per spenderne 100 volte in più? Dove sta la logica?», si chiede. E quando la cassa malati non copre i costi chi paga? «Cerchiamo il dialogo con l’assicurazi­one e di regola pagano, quando

non lo fanno cerchiamo altre soluzioni», spiega Mariano Masserini, responsabi­le del Servizio di comunicazi­one dell’Eoc. Si cercano fondazioni, enti che possono coprire gli scoperti. «Abbiamo assistenti sociali che, assieme al medico, assistono il paziente, mediando, se necessario, anche con le casse malati».

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TI-PRESS Oncologia pediatrica alle strette con le casse malati per farmaci salvavita non rimborsati, famiglie in ginocchio

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