Sul pavé Germania batte Belgio
A Roubaix ecco Degenkolb, ma a far festa è il leader. Oggi la pausa, poi le Alpi.
Hanno il volto coperto di polvere, ma alla fine se la cavano a buon prezzo gli scalatori. Sullo stesso tremendo pavé che ospita la regina delle classiche, cioè la Roubaix, sede dell’arrivo della nona tappa del Tour. L’ultima prima di attaccare le Alpi, domani, dopo la giornata odierna dedicata al riposo. A cui Greg van Avermaet arriva con la maglia gialla saldamente sulle spalle, che tuttavia perderà (non v’è dubbio) non appena la strada comincerà a salire sul serio. «È stata veloce, oltre che pericolosa» dice il leader della corsa, commentando una domenica in cui gli scalatori per prima cosa cercano di arrivare sani e salvi all’arrivo. E ci riescono tutti, con una sola eccezione: quel Rigoberto Uran che va addirittura alla deriva, tagliando il traguardo con quasi un minuto e mezzo di ritardo sui migliori. Tra questi, il primo di tutti è il tedesco John Degenkolb. Che a Roubaix arriva in compagnia del citato Van Avermaet e di un altro belga, il campione nazionale Yves Lampaert, e riesce a lasciarseli alle spalle entrambi. Dietro, intanto, si moltiplicano le cadute. E la più grave di tutte è quella che vede protagonista il leader della Bmc, l’australiano Richie Porte, che stramazza al suolo rompendosi una clavicola (secondo il suo team, ne avrà per sei, otto settimane). Pur se, forse, a conti fatti il più sfortunato di tutti è il francese Romain Bardet, che riesce nell’impresa di forare addirittura tre volte. «È un miracolo, riuscire ad arrivare al traguardo con soli sette secondi di ritardo» esclama il leader della Ag2R, che in sostanza è riuscito a rientrare nel plotone principale, quando questi stava per tagliare la linea d’arrivo.