laRegione

A riveder le stelle (e la luna)

A colloquio con Dani Büchi, l’incaricato della resurrezio­ne di Moon and Stars

- Di Beppe Donadio

Tutto gira intorno al Ceo di Energy Gruppe Schweiz, dalle mille unità che muovono la macchina da spettacolo fino ai rapporti di buon vicinato...

Piazza che vai, gente che trovi. In zona Castello gli operai che montano la Rotonda; in zona Palacinema quelli che smontano il maxischerm­o dei Mondiali; in Piazza Grande, invece, c’è chi lavora alla quarta data di Moon and Stars, stasera ‘al femminile’ (Rita Ora, Emeli Sandé), ieri ‘alla svizzera’ (Baschi, Hecht, Pegasus). Sold out di sabato per Bligg e Fantastisc­hen Vier, a rincuorare il non tutto esaurito del trio Nek-Pezzali-Renga. Sarà che dei 3, il più amato dagli svizzero-tedeschi è quello di ‘Laura non c’è’. Il pensiero agli svizzero-tedeschi, quando si parla di Moon and Stars, è una specie di chiodo fisso da quando la manifestaz­ione è nata fino alla gestione di Energy Gruppe Schweiz, il cui dipartimen­to eventi si occupa di cose affini in Svizzera interna e lo scorso anno ha rivoluzion­ato l’open air di Piazza Grande. «Abbiamo ereditato dalla precedente gestione una situazione difficile» racconta alla ‘Regione’ Dani Büchi, Ceo di Energy intorno al quale ruota Moon and Stars da 2 anni. «Tre anni fa sono stati persi 2 milioni di franchi, era necessario cambiare tutto, anche ciò che era così da sempre. Ricordo gli occhi sgranati al primo meeting con il Municipio. Ma senza cambiament­o, addio Moon and Stars».

‘Ho chiesto tre anni di tempo’

Mille persone, in tempi diversi, per muovere una macchina da spettacolo la cui programmaz­ione si svolge con un anno di anticipo. Come i registi che girano il nuovo film mentre del precedente si guarda ancora il girato, «oggi pomeriggio abbiamo un meeting per l’anno prossimo, con il direttore tecnico e la produzione. Vedremo cosa tenere e cosa cambiare», spiega Büchi, che ha l’ultima parola anche sul cast artistico: «È il privilegio del capo, ma preferisco non decidere mai da solo. Se proprio devo, lo faccio al massimo una o due volte all’anno. Scegliere non è semplice. Ci sono in ballo questioni economiche, strategich­e. Mi aiuta un team di persone molto forti». Per raddrizzar­e il veliero, Büchi ha chiesto «tre anni di tempo. Il secondo è il più difficile, perché nel 2017 non c’erano aspettativ­e. Ora ci sono e quando vedi anche quest’anno fino a 20mila persone in giro per Locarno alla fine del concerto, mentre 3 anni fa la città si svuotava, capisci che stai facendo bene».

Un’esperienza totale

Si consolidan­o anche i rapporti di buon vicinato. «Normalment­e, un Festival sta in piedi con i biglietti, gli sponsor e la parte fondamenta­le, il catering. La media di spesa di uno spettatore in una situazione normale è di 38 franchi. A Locarno per noi è 11, per la presenza dei ristoranti in piazza e dintorni», spiega Büchi. Ristorator­i con i quali c’è un accordo perché questi ultimi si accollino i costi del servizio di pagamento Cashless (quantifica­bile in un 12%). «Il rapporto è andato rilassando­si col tempo. All’inizio qualcuno ha storto il naso, non capendo l’opportunit­à. Ora funziona, e lo migliorere­mo». Tra le “piazze che vai” ci sarebbe pure Piazza Piccola (già Largo Zorzi), con palco per eventi minori e street food (plauso al copywriter che ha concepito ‘Piazza Piccola’ e al designer che ha reso tutto assai ‘grottino’). «Se si vogliono gli svizzero-tedeschi a Locarno per James Blunt – continua il Ceo di Energy – non basta vendere biglietti del concerto di James Blunt, che suona in Svizzera altre 3 volte. Devi vendere un’esperienza totale». A nome degli albergator­i, la cui lamentela è che AlpTransit riporta tutti in Svizzera interna senza bisogno di pernottare, chiediamo alla contropart­e: «Si può capire il fine settimana, in cui i pernottame­nti sono comunque già esauriti, ma non durante», risponde Büchi. «E comunque, col treno arrivano molte persone che non possono pagarsi un pernottame­nto, ma i 20 franchi della pizza sì. Meglio di niente». Büchi chiude con la convinzion­e che sia sbagliato «forzare la gente a usare i tuoi servizi. Quando tutta la proposta, non solo Moon and Stars, è buona, i turisti restano. Non offrire il treno è forzare le persone a fare qualcosa, che è il modo migliore per farli restare a casa».

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TI-PRESS ‘Heirate mich, James!’

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