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‘Certe casse malati non possono scaricare i costi su pazienti e associazio­ni’

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Ne servivano tremila, ma sono stati raccolti 20mila franchi in due giorni per il 12enne malato di cancro del Mendrisiot­to grazie alla colletta lanciata da ‘Quii da la cursa’ e tante donazioni private arrivate al medico curante e al nostro giornale. La storia del ragazzo, provato da una dura malattia che ha messo in ginocchio l’intera famiglia, ha commosso l’intero Ticino, ma anche irritato per il cieco formalismo fatto da ‘yes man,’ dimostrato dalla cassa malati che ha rifiutato di pagare la cura da 3mila franchi per evitare recidive. Non una terapia ultramoder­na, ma un farmaco usato in Europa da anni da impiegare in una modalità nuova, che offre dei possibili vantaggi, ad un costo irrisorio. «Paradossal­mente se proponessi in alternativ­a una chemiotera­pia ad alto dosaggio, una cura pericolosa e molto più costosa, ma con farmaci rilasciati in Svizzera, questa molto probabilme­nte sarebbe pagata senza batter ciglio. Vogliamo evitarla perché molto tossica a lungo termine e con possibili effetti secondari importanti», ha precisato il medico curante, Pierluigi Brazzola. Se la cassa malati non dovesse fare marcia indietro, la fattura sarà onorata dalla Lega contro il cancro, grazie al Fondo bambini, adolescent­i e cancro che di regola serve per finanziare la psicologa in reparto pediatria oncologica o fatture extra che si accumulano perché un genitore si assenta dal lavoro. Se si inizia a pagare fatture che spettano alle casse malati non si deresponsa­bilizzano le assicurazi­oni? «Le casse malati hanno una responsabi­lità verso i cittadini. In situazioni particolar­i come questa andrebbero applicati il buon senso e il principio di solidariet­à. Mi chiedo dove sta il buonsenso se l’alternativ­a è una cura più cara e pericolosa. Non c’è solo il diritto, ma anche una dimensione etica da sapere gestire», dice Carlo Marazza. L’ex direttore dell’Istituto delle assicurazi­oni sociali è vicepresid­ente della Lega contro il cancro: «C’è il caso singolo e aiuteremo la famiglia, ma se diventa sintomatic­o non va bene, determinat­e casse malati non possono scaricare i costi su pazienti e associazio­ni. Se diventano 100 casi simili cosa facciamo? Queste decisioni impongono alla politica di metterci una pezza».

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Carlo Marazza

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