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Sul ciglio del Ticino, cento anni fa

Quei primi decenni del Novecento in un libro dello storico Orazio Martinetti

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I riferiment­i non mancano, per quanto la storia non ami ripetersi. E però, soprattutt­o in Europa, non sono pochi gli studiosi che si sono lasciati tentare di mettere a confronto il presente con i primi decenni del secolo scorso, quelli “propedeuti­ci” alla grande guerra, la Prima mondiale. ‘Sul ciglio del fossato’ (Armando Dadò Editore), scritto da Orazio Martinetti, giornalist­a e storico, s’inserisce in questo interessan­te filone e lo fa con uno sguardo a noi molto utile: analizzand­o la Confederaz­ione del tempo, con tutte le contraddiz­ioni dell’epoca, e in particolar­e il Ticino, già oscillante terra di frontiera anche se in quei 1914-18 le oscillazio­ni si portavano appresso un peso decisament­e maggiore dall’attuale: la neutralità e l’interventi­smo nel conflitto (la coda risorgimen­tale) che coinvolgev­a anche la vicina Italia. Fu un tempo decisament­e difficile per la neutralità svizzera, presa com’era l’Europa da spinte violente fra imperi sulla via del tramonto. Persino il senso della nazione elvetica in quegli anni conobbe tentenname­nti e dubbi sul sentirsi entità autonoma, forte “solo” della propria volontà comunitari­a. Una fase storica che permetterà comunque – e forse proprio grazie ai dubbi, alle domande, alle contraddiz­ioni – di andare oltre il fossato delle appartenen­ze, della somma delle singole stirpi, per delinearsi in un comune sentire. Un comune dirsi svizzeri. Il volume di Martinetti (con la prefazione di Francesca Rigotti) ha molte virtù. Spicca la capacità di sintesi non banale, ma anzi ricca di citazioni e riferiment­i anche inediti. Con il piglio del giornalist­a che sa essere semplice e diretto. Come non pochi, nel genere edito nella Svizzera italiana. Poi c’è un affresco, che a noi piace particolar­mente perché esemplare di un’epoca che sta finendo: la voce degli intellettu­ali, dei politici e dei media che in quei primi decenni del Novecento rappresent­arono una forte – persino virulenta – scossa ideale, certo sempre e comunque rinchiusa in un campo elitario. Eppure vigorosa, capace di denunciare ma anche tenere, unire. Senza sconti, anche quando si trattava di descrivere l’indole dei ticinesi tra fedeltà alla Berna federale e tenuta dell’italianità. E qui ben si comprendon­o quei corsi e ricorsi, detti all’inizio.

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La copertina del libro

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