Sulla Russia Trump si rimangia tutto
Washington – Il giorno dopo l’incontro con Putin che ha scatenato una bufera di polemiche contro Donald Trump, accusato di ‘resa’ nei confronti dello zar, arriva la marcia indietro del tycoon: “Intendevo dire il contrario”, scandisce in serata, rettificando clamorosamente le parole di 24 ore prima. Il fiume in piena di critiche e condanne stavolta lo ha davvero travolto. Rientrato a Washington ieri in mattinata, Trump ha trovato la capitale in subbuglio. Il presidente degli Stati Uniti accusato di “tradimento”, di aver imbarazzato l’America davanti al mondo. E soprattutto di aver “creduto al Kgb e non alla Cia”, come ha tuonato il leader della minoranza democratica al Senato Chuck Schumer. Durissima anche la stampa, a partire dal ‘Washington Post’: Trump ha “colluso apertamente con il leader criminale di una potenza ostile”. Indignato il ‘Wall Street Journal’: “Un imbarazzo personale e nazionale”. La retromarcia, a quel punto, è diventata inevitabile: “Ho piena fiducia e sostegno nell’intelligence degli Stati Uniti” e “accetto” le conclusioni degli 007 sulle ingerenze russe nelle elezioni. E poi ancora un mea culpa, stavolta prendendo in mano davanti alle telecamere la trascrizione della conferenza stampa di Helsinki: “Mi rendo conto che c’è bisogno di un chiarimento: volevo dire ‘non vedo perché la Russia non debba essere ritenuta responsabile’ per le interferenze nelle elezioni americane”. Un lapsus, quindi: “Intendevo dire l’opposto”.
McConnell: gli amici sono altri
E se il coro dell’opposizione democratica si poteva dare per scontato, è stato l’imbarazzo in cui per ore ha navigato il partito repubblicano che ha reso necessaria la rettifica. A partire dalle critiche di quei senatori del Grand Old Party che non hanno niente da perdere, ovvero i noti critici di Trump e chi alle prossime elezioni ha deciso di non ripresentarsi. Ma poi anche lo speaker Paul Ryan: i russi “hanno interferito nelle nostre elezioni. È molto chiaro. Non deve esserci dubbio a riguardo”. Infine il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell, che torna alle basi: “I Paesi europei sono nostri amici, i russi non lo sono”. Un promemoria semplice semplice, ma chissà se Trump se ne ricorderà.