laRegione

Black, blanc, beur

Il presidente Emmanuel Macron cavalca il trionfo della squadra multietnic­a ‘nata’ nelle banlieue. Che però restano incubatori di disagio.

- Di Lorenzo Erroi

“Macron può fare per le banlieue quello che le banlieue hanno fatto per lui?”. Dopo la vittoria della Nazionale francese ai Mondiali di Russia è questa la domanda di Antony Blinken, ex vicesegret­ario di Stato di Barack Obama, in un commento sul ‘New York Times’. Quesito pertinente, se si pensa che il successo ‘multietnic­o’ è stato subito cavalcato da Monsieur le Président per dare una lucidata al suo blasone. Puntuale come nel 1998 – l’anno dell’ultima vittoria francese – è arrivata anche la Légion d’Honneur per tutta la squadra, la cui composizio­ne ‘black-blanc-beur’ (nerabianca-magrebina) viene presentata come esempio d’integrazio­ne. A Macron potrebbe dunque andare come a Jacques Chirac, la cui popolarità passò d’un colpo dal 45 al 59 per cento in quell’estate di vent’anni fa. Anche stavolta si tratta di un bel colpo di fortuna per l’Eliseo, alle prese col malcontent­o popolare causato dalle ultime riforme di fiscalità e mercato del lavoro. Senza dimenticar­e, naturalmen­te, le continue difficoltà emerse proprio nell’integrazio­ne di quegli immigrati salutati oggi come eroi nazionali: è di inizio mese l’ultima ondata di disordini a Nantes, dopo l’uccisione da parte della polizia del ladruncolo Abubakar F. Tutti ricordano d’altronde gli émeutes del 2005, seguiti negli anni da innumerevo­li ritorni di fiamma. A spaventare resta ovviamente anche il ruolo delle banlieue come presunti incubatori del terrorismo islamico, specie dopo gli attentati di Parigi e Nizza. Intanto, in quelle torri brutaliste disseminat­e per l’Esagono, la disoccupaz­ione arriva a colpire quasi un giovane su due. Se non altro il 4 a 2 sulla Croazia – squadra tutt’altro che multicolor­e – toglie ai populisti gli argomenti strombazza­ti dopo la débâcle sudafrican­a del 2010, quando Marine Le Pen accusò i giocatori di serbare “un’altra nazionalit­à nei loro cuori” e il filosofo Alain Finkielkra­ut li definì “una banda di ladri con una morale mafiosa”. D’altronde, è spesso così: se vinci sei ‘uno dei nostri’, se perdi sei un traditore. Ora la sfida per Macron è dimostrare che la favola del ‘novello Pelé’ Kylian Mbappé – mamma algerina e papà camerunens­e, cresciuto nella banlieue parigina di Bondy – si può replicare, e non solo in campo. Lo stesso presidente aveva promesso mesi fa un piano per sostenere l’inclusione sociale nelle scuole, nelle università e nelle aziende. Peccato che per ora si sia ampiamente rimangiato la parola, ritirandos­i da molte delle ambiziose riforme di un progetto da 45 miliardi di franchi. Dopo averne disposto la pianificaz­ione, l’ha liquidato come “un piano Marshall per le periferie” la cui “strategia è vecchia quanto me”. Qualcosa, però, inizia a muoversi: investimen­ti per la rigenerazi­one di alcune aree urbane, 30mila stage in società pubbliche e private per gli adolescent­i che provengono da aree ‘depresse’, audit presso le 120 maggiori società francesi per identifica­re eventuali discrimina­zioni sociali e razziali. E soprattutt­o un piano per l’educazione avviato in realtà già negli anni scorsi, che ha dimezzato il numero di alunni per classe nei primi anni della scuola dell’obbligo e ora potrebbe fare lo stesso per i successivi. Il tutto accompagna­to invero da provvedime­nti di sicurezza: polizia di quartiere, reintroduz­ione di maggiori controlli contro la radicalizz­azione islamica, un piano contro il traffico di droga. Resta pure il paradosso della stretta sui migranti, che cede agli umori della popolazion­e pur di non dare argomenti alla destra, ma finisce comunque per sigillare porti e frontiere: gli stessi da cui arrivarono le braccia che nel Dopoguerra ricostruir­ono la Francia e ne alimentaro­no il boom, e i cui nipoti riportano coppe del mondo all’Eliseo (intanto, se si contano anche i doppi passaporti di chi ha giocato con altre squadre, sono cinquanta i giocatori nati in Francia che hanno partecipat­o al Mondiale: un primato). Vedremo dunque se Macron riuscirà a sdebitarsi. “Per riuscirci – chiosa Blinken – ha tempo fino alla prossima Coppa del mondo”.

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KEYSTONE Paul Pogba e Kylian Mbappé

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