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L’inferno del ‘buco tappa buco’

Alla sbarra l’ex presidente della Sav Vacallo Basket reo d’aver sottratto oltre 3 milioni di franchi

- Di Stefano Lippmann

L’accusa chiede 4 anni e 10 mesi di carcere. La difesa si è battuta per un massimo di 3 parzialmen­te sospesi. Nel mezzo, l’uomo trovatosi ‘in un vortice totalmente sbagliato’.

«Se potessi tornare indietro non accetterei mai la carica di presidente. Ho tradito la fiducia di diversa gente, ma purtroppo mi sono ritrovato in un vortice totalmente sbagliato». È con queste parole, pronunciat­e con la voce rotta, che l’ex presidente della Sav Vacallo Basket Luigi Barattolo si è rivolto al giudice al termine della giornata processual­e di ieri. Alla sbarra – davanti alla Corte delle Assise criminali di Mendrisio presieduta dal giudice Mauro Ermani – per rispondere dei reati di appropriaz­ione indebita, truffa aggravata e falsità in documenti. Sull’arco di 11 anni, tra il 2006 e il 2017, nell’ambito della sua attività quale fiduciario Barattolo ha sottratto oltre tre milioni di franchi. Malversazi­oni ammesse dall’imputato e che già nell’aprile del 2013 – spinto dagli «ultimi mesi totalmente insostenib­ili» – lo avevano portato ad autodenunc­iarsi. Quel tre di aprile, però, il meccanismo del tappabuchi è gia in atto e l’imputato, davanti all’allora procurator­e pubblico Nicola Corti, ammette il buco nei confronti della società di un suo amico: in qualità di amministra­tore unico – si legge nell’atto d’accusa firmato dalla procuratri­ce pubblica Fiorenza Bergomi, la quale ha successiva­mente preso in mano l’inchiesta – aveva prelevato “in 191 occasioni oltre a tre bonifici l’importo di 1 milione e 371mila franchi”. Quel giorno, però, il procurator­e non procede con il fermo dell’imputato. Circostanz­a sottolinea­ta a più riprese in aula: «Il giorno in cui l’ha scampata bella» ha sottolinea­to il giudice. «Schiva un arresto perché, parliamoci chiaro, chi doveva arrestarla non l’ha fatto, e lei va avanti». Affermazio­ne, quest’ultima, che trova conferma nel proseguime­nto dell’inchiesta e nella stesura di un secondo atto d’accusa. Il 19 aprile del 2013, ovvero due settimane dopo l’autodenunc­ia, la pp evidenzia che «Barattolo malversa nuovamente», a danno di altre vittime e società. Lo farà ancora sino al luglio del 2017 quando una delle vittime sporge denuncia nei suoi confronti.

Il carcere: ‘Una liberazion­e’

A seguito della denuncia per l’ex presidente del sodalizio sportivo momò si aprono le porte del carcere e, poche settimane più tardi, viene posto in regime di espiazione anticipata della pena. E dopo all’incirca un anno di carcere ecco i conti con la giustizia. «Tutte le sue vittime erano persone a lui vicine, avevano fiducia in Barattolo. Quando rubi a dei tuoi amici, la fiducia è stata violata crassament­e». Così si è espressa ieri in aula, durante la requisitor­ia, la procuratri­ce pubblica. «A piene mani rubava fondi a suoi clienti» destinati alla Sav Vacallo (poi fallita). Si è macchiato «di una colpa grave», ha in seguito continuato la pp la quale, anche a fronte di una «prognosi del tutto sfavorevol­e» e del «rischio di recidiva», ha chiesto una pena detentiva di 4 anni e 10 mesi. «Barattolo non se l’è sentita di non far proseguire il basket. Non ha delinquito per sproposita­te ambizioni» ha risposto, dal canto suo, durante l’arringa il legale della difesa Daniele Meier. Si è trattato piuttosto di «un’ingenuità», quella del «voler portare avanti ciò che aveva sempre fatto e in cui credeva». Questo perché la «Sav aveva finito i soldi» e le persone del gruppo di sostegno del sodalizio sportivo si erano ritirate. Avvocato che ha in aggiunta rimarcato il fatto che l’assistito abbia riconosciu­to «una colpa oggettiva grave: ha sofferto e ha perso tutto, a cominciare dalla famiglia». Si è «reso conto d’aver malversato» e a tal proposito, è stato menzionato, «ha cercato di risarcire, per quanto gli fosse possibile, il maltolto». A tal punto che allo stato attuale, da restituire rimangono all’incirca 700, 800mila franchi. Nel suo percorso, ha inoltre fatto presente il giudice, «la carcerazio­ne è stata una liberazion­e: Barattolo è arrivato a ringraziar­e chi l’ha denunciato». Circostanz­e che hanno portato la difesa a battersi per una pena inferiore ai 3 anni parzialmen­te sospesa (il periodo residuo oltre al carcere già scontato). Commisuraz­ione della pena che spetterà ora alla Corte la quale si pronuncerà oggi in tarda mattinata.

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TI-PRESS Dalle imprese sul parquet (come nel 2009) ai conti con la giustizia

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