Pigioni moderate: ci siamo
Entro fine estate il concorso per via Lambertenghi. L’esempio ‘lungimirante e vincente’ di Zurigo
La più grande città svizzera ha una tradizione centenaria in fatto di cooperative, ma è da circa vent’anni che il settore ha conosciuto un rapido sviluppo che ha cambiato il volto dell’agglomerato
Kalkbreite, Zurigo. Al centro del quartiere troneggia un complesso abitativo e commerciale urbanisticamente innovativo, con fermata del tram incorporata. L’edificio di sette piani è stato pensato per favorire un’identità comune e soddisfare gli standard energetici più all’avanguardia. Grande è la versatilità della struttura: una moltitudine di piccoli appartamenti possono essere aggregati e disgiunti a seconda delle esigenze degli inquilini. L’affascinante residenza inaugurata nel 2014 è una cooperativa. «L’ho visitata a maggio, rimanendo molto impressionata» ricorda Cristina Zanini Barzaghi. «La Città di Zurigo fa regolarmente dei concorsi per le cooperative – indica la municipale –, ed è quel che vogliamo fare prossimamente anche noi con il terreno di via Lambertenghi, stiamo definendo i dettagli giuridici e tecnici». Sulle scelte che Lugano dovrà a breve (cfr. correlato) prendere, il modello fornito dalla più grande delle città svizzere si rivela ancora una volta – dopo il sempre attuale tema dei commerci – fonte d’ispirazione. Con una tradizione decisamente più lunga di quella ticinese – il bando di concorso per via Lambertenghi sarà infatti una prima cantonale –, non potrebbe d’altronde essere diversamente. L’agglomerato zurighese ha vissuto un grosso sviluppo edilizio durante la seconda rivoluzione industriale, a fine Ottocento. Forte è stata l’immigrazione, anche ticinese, e il bisogno di nuove abitazioni in tempi brevi: a cavallo fra i due secoli nascono le società di mutuo soccorso. La loro crescita è costante, ma rallenta nei decenni del boom economico. Per un ventennio fiorisce la speculazione edilizia. «Die Stadt ist gebaut!». È con Ursula Koch che le cose cominciano a cambiare a fine anni Ottanta. La municipale socialista, responsabile per un decennio del Dicastero edilizia, lancia dapprima l’allarme e si oppone fortemente all’insediamento di centri commerciali nelle dismesse zone industriali della città e si spende nella promozione degli alloggi a pigione moderata.
Nel 1985 fu approvata un’iniziativa che chiedeva al Comune di dotarsi di una fondazione mirata
A supportare l’innovativa pianificazione del territorio, è la volontà dei cittadini: nel 1985 viene accolta un’iniziativa popolare che chiede alla Città di creare una fondazione a cui destinare 50 milioni di franchi: lo scopo è quello di acquistare edifici esistenti, modernizzarli e farne abitazioni con affitti moderati. L’iter è lungo – fra ricorsi e sentenze, tutte favorevoli all’iniziativa, passano cinque anni –, ma gli anni Novanta rappresentano un vero e proprio punto di svol-
ta nell’urbanistica zurighese. Aumenta la qualità degli spazi urbani, calano le zone off limits, la popolazione del centro urbano ricomincia col tempo ad aumentare dopo decenni di perdita. La fondazione costituita (Pwg) spende intelligentemente
il proprio capitale, formando il proprio parco immobiliare in modo graduale e definendo tetti massimi agli affitti di circa 200 franchi per metro quadrato. E di fondazioni nel frattempo ne sono nate anche altre: una per esempio mirata alla sostenibilità ambientale, un’altra poi dedicata agli anziani. Una rivoluzione: a Zurigo oggi circa un quarto di tutti gli immobili è di proprietà delle cooperative o dell’ente pubblico, di cui 150 gestiti dalla Pwg.