Greg, un signore in giallo
Il francese Alaphilippe trionfa al passaggio sulle Alpi, ma il vero vincitore è l’insospettabile leader. ‘Sì, ho ancora gambe buone’.
Una giornata al fronte. Contro tutti e tutto. In una tappa, quella che porta al Grand Bornand (in Alta Savoia) dopo tre colli di prima categoria e un fuoriquota, l’inedito Plateau des Glières. Il terreno ideale, insomma, su cui veder sciogliere come neve al sole i sogni di gloria di Greg van Avermaet, il signor Maglia gialla. Questo direbbe la logica. Ma la verità è tutta un’altra cosa. Racconta di un martedì addirittura epico, con il belga che – chissà perché, poi, visto che è lui il più bravo di tutti – si piazza nella ruote di chi decide di andarsene quasi subito, mentre il plotone (probabilmente immaginando che per il ‘Van’ non c’è scampo) se ne sta a guardare. Partono in ventuno, poi rimangono in diciotto (con un vantaggio di quasi 8’ sui migliori). E tra loro c’è parecchia gente che sa cosa vuol dire faticare, ma pure vincere. Cioè i vari Martin, Vichot, Izagirre, Gesink, Gilbert, Taaramäe e, soprattutto, alla luce dei fatti, Julian Alaphilippe. Infatti è proprio il ventiseienne di Montluçon, assieme all’indomito e assolutamente incredibile leader della corsa (che è un uomo da classiche, semmai, non uno scalatore), l’assoluto protagonista del primo tappone del Tour 2018. Anzi: Alaphilippe le prova davvero tutte, durante l’intero pomeriggio, e alla fine riesce a ottenere ciò che andava cercando con insistenza, e cioè il suo primo trionfo alla Grande Boucle. Facendo letteralmente il buco sulla Colombière, l’ultima asperità di giornata, dopo aver ripreso il tentativo di fuga dell’estone Taaramäe (che arriverà poi al traguardo con uno scarto poco superiore al minuto e mezzo, alle spalle dello spagnolo Izagirre e appena davanti all’infaticabile Van Avermaet. «Sapevo che questa era una tappa in cui, per vincere, avrei dovuto partire in fuga – dice entusiasta Alaphilippe, che centra il suo secondo successo di prestigio tre mesi dopo aver vinto la Freccia vallona –. E all’inizio ero piuttosto nervoso, perché vedevo che la cosa non funzionava, e io forse volevo anche un po’ strafare. Però nel finale ho dato tutto ciò che avevo, pescando a fondo nelle mie risorse per tirar fuori il meglio di me stesso». Esattamente ciò che ha fatto un poco più dietro il leader della corsa. Insospettabile scalatore, lui che – naturalmente – scalatore non è. E che al debutto nel Tritti-
co alpino (oggi si va da Albertville a la Rosière, con un arrivo in quota dopo due montagne fuori categoria) non solo difende la maglia, ma riesce addirittura ad incrementare il suo vantaggio nella generale – dove ora vanta oltre due minuti sul gallese Geraint
Thomas –, proprio mentre uno specialista del calibro di Rigoberto Uran va alla deriva (e transiterà sotto il traguardo con un ritardo di quasi sei minuti). «Devo dire di aver ancora buone gambe, e posso essere davvero contento della mia tappa» dice Van Avermaet, al termine di una signora tappa. E magari sarà difficilmente in grado di ripetersi ancora sui ripidi pendii alpini, ma intanto ieri il belga della Bmc ha sconfessato tutti. Quindi, chissà, le sorprese potrebbero non essere ancora esaurite.