Una montagna d’arte al Tamaro
Il Monte Tamaro apre con una ventina di opere di Ivo Soldini un progetto di mostre biennali
Una ventina di sculture di Ivo Soldini per un’esposizione biennale all’Alpe Foppa, dove il pubblico è invitato a vivere in modo diverso le opere. E dove persino le mucche incontrano l’arte…
Un percorso attraverso l’opera dello scultore ticinese in dialogo con i grandi spazi della montagna. Per portare l’arte tra gli escursionisti… e le mucche al pascolo.
«In questo spazio enorme, la scultura vibra in una maniera differente». Alle spalle dello scultore Ivo Soldini, l’Alpe Foppa con lo sfondo di vette e sentieri, e girandosi il piano di Magadino e la Valle del Vedeggio, altre cime: un contesto forse non inedito, ma certamente inusuale, per sculture che, quando non stanno al chiuso in depositi o sale di un museo, troviamo comunque in piazze e vie, abbracciate da case e palazzi. Per questo vale la pena, prima di salire all’alpe dove sono state installate quindici delle opere di Ivo Soldini, fissare nella mente le quattro Grandi verticali femminili che stanno alla partenza della cabinovia del Monte Tamaro, in dialogo con gli edifici circostanti. E poi, una volta arrivati un migliaio di metri più in alto, confrontarle con le due altre Grandi verticali femminili che troviamo all’Alpe Foppa: cambia tutto.
Un sentiero d’arte
Il Monte Tamaro ha del resto una solida tradizione artistica e culturale: dalla statua, donata da Giovanni Paolo II nel 1984, di Antonio Danzi di Viggiù alla Chiesa di Botta costruita negli anni Novanta – e che questa stagione ospiterà anche dei concerti – alle sculture di Luca Marcionelli e Jaya Schürch installate negli anni Duemila. Una tradizione, ha spiegato ieri in conferenza stampa il presidente della Monte Tamaro Sa Rocco Cattaneo, che adesso continua con la mostra di Ivo Soldini, prima esposizione di un più vasto progetto di “biennali d’arte” al Monte Tamaro. «Le mostre en plein air richiedono un certo tempo, per essere accolte: due stagioni sono la dimensione giusta» ha spiegato il curatore dell’iniziativa Rudy Chiappini. Con una ventina di sculture realizzate nel corso degli ultimi due decenni, l’esposizione è un percorso – o, visto il contesto, un sentiero – attraverso la carriera dello scultore «alternando le tematiche affrontate da Ivo Soldini, proponendo sempre qualcosa di nuo-
vo». Un sentiero nel quale si è mantenuta «una distanza ragionevole tra un’opera e l’altra, in modo che sia sempre in vista la scultura successiva». Una varietà anche di colori, come le grandi Teste – una rossa, una blu, una arancio – che troviamo in cima al percorso. «La mimetica in montagna è tipica degli animali e degli umani… io ho voluto creare uno stacco che aiuta il pubblico». Già, il pubblico; rispetto a un museo, qui è “non mirato”: escursionisti, famiglie in gita. «È bello – ha spiegato Chiappini – portare l’arte fuori dai circuiti tradizionali, anche perché
nei musei la prima cosa che viene detta è “non toccare”». Qui il pubblico è invitato a vivere in modo diverso le opere, «senza quella frattura che c’è negli spazi ufficiali… ci sono anche le mucche che vengono a strusciarsi contro le sculture, con qualche preoccupazione per Ivo Soldini!».
Una sfida artistica, e non solo…
Le sculture, come detto, sono state selezionate tra quelle realizzate da Soldini negli anni passati: non sono quindi state pensate per il Monte Tamaro. «Non ho mai lavorato per fare qualcosa di specifico per una esposizione, ma sempre per me» ha spiegato Soldini. «Ho un bel numero di opere che posso scegliere e collocare secondo i desideri e la dinamica del posto». Il che non toglie la difficoltà dell’allestimento, con il rischio che la forza del paesaggio schiacci le sculture. «Ho avuto un po’ di problemi con me stesso, pensando “adesso vedremo un po’ come le opere interagiscono con l’ambiente”, e man mano che le vedevo collocate era per me una verifica, scoprire che le dimensioni delle mie opere tenevano anche in questo spazio». Alla sfida artistica, c’è stata poi quella logistica, sia per il trasporto in quota – soprattutto per i bronzi –, sia per il fissaggio delle opere dal momento che il vento, sull’Alpe Foppa, può anche raggiungere i cento chilometri l’ora. L’esposizione sarà corredata da un catalogo attualmente in lavorazione – fotografare le opere in montagna non è così semplice – che sarà presentato domenica 9 settembre in quello che sarà anche un momento di incontro con l’artista.