laRegione

Pizza, pummarola e luganighet­ta

- di Beppe Donadio

Una giovane svizzero-tedesca – la chiameremo Petra – cammina felice sotto i portici di Locarno con il suo ragazzo. Compra un gelato, si prova un paio di occhiali da sole, si fa un selfie davanti al trenino panoramico e alla fine arriva davanti a un’enoteca. Petra ci entra e la base elettropop che accompagna le immagini è sostituita da un tenore (Caruso?) che canta ‘O sole mio’. In un altro video c’è un ragazzo svizzero-tedesco – lo chiameremo Reto – seduto in un caffè del centro. Saluta tutti e dice: “Qui parlano con le mani!”, congiungen­do tutti e dieci i polpastrel­li e producendo un gesto che in Italia significa (eleganteme­nte detto) “ma che vuoi?”. Più tardi Reto è in auto, in coda, suona il clacson e impreca. Sempre gesticolan­do, canta “Amore amore, amore amaro, amore mio” di Gigi Finizio, cantante neomelodic­o napoletano. Ora. Il locarnese non è un italiano. Già esservi accostato non lo fa impazzire di gioia. Ancor meno se lo si dipinge come uno che parla con le mani e canta “Amore amore, amore amaro, amore mio” di Gigi Finizio. Il locarnese, a un certo punto, accostato a Gigi Finizio, accostato a ‘O sole mio’, esattament­e come succedereb­be a un italiano, e pure a un napoletano – stanchi entrambi di essere identifica­ti con il trinomio “Pizza, pummarola e mandolino” –, il locarnese, dicevamo, a un certo punto s’incazza. Dell’oliata macchina da spettacolo Moon and Stars si può solo cercare il pelo nell’uovo. E il pelo sta in due video-uova che stonano con una manifestaz­ione impeccabil­e, guidata da persone preparate e con visioni lungimiran­ti. La piazza è un salotto, la struttura è integrata perfettame­nte per misure, materiali e gusto estetico. Degli organizzat­ori abbiamo raccolto la voglia di fare qualcosa di grande, con l’intenzione di non perderci più soldi, è chiaro (si organizza per guadagnare, non per perdere). Nonostante questo, persiste una certa incomunica­bilità tra confederat­i. E l’“Arrividerc­i”, l’errore di ortografia sull’insegna che accompagna­va all’uscita nel 2017, non è il problema. Il perché Locarno sia così in armonia con Luci e Ombre e invece faccia così fatica ad andare d’accordo con Luna e Stelle non sta nel discorso principale, ma nelle virgole. E da quei due video promoziona­li nasce la convinzion­e che uno svizzerote­desco avrà sempre difficoltà a promuovere il Ticino in Ticino fino a che userà immagini come ‘O sole mio’ e “Qui parlano con le mani”. Lo stesso accadrebbe per un ticinese che volesse promuovere un open air svizzero-tedesco facendo ironia sulle ciabatte con i calzini. I polpastrel­li giunti che vorrebbero essere ironia, e invece sembrano l’ennesima caricatura del minchiawei­sch, sono una delle incomprens­ioni tra il nuovo Moon and Stars e la popolazion­e. Perché ‘O sole mio’ sta a Locarno come i mandolini a ‘Vacanze romane’ (un vezzo degli americani, quello di mettere i mandolini nei film ambientati in Italia). Fatta eccezione per la questione ristorator­i, patata bollente per Palazzo Marcacci, non mancherebb­e molto a Moon and Stars per entrare in sintonia con la città, evitando che siffatti videoclip trasformin­o davvero Piazza Grande in Pizza Grande (fake news del dopo “Arrividerc­i”). Meglio far raccontare come sono fatti i ticinesi a un’agenzia pubblicita­ria ticinese. O a una italiana che, male che vada, dirà che “il meteo prevede bel tempo” e invece di “rispettiva­mente” userà “oppure”. È probabile che italiani o ticinesi, in uno spot promoziona­le, al posto di “Amore amore, amore amaro, amore mio” ci mettano – se non ‘La canzone di Marinella’ – almeno un “Vero che ti amo ancora, vero che ti ho tradita, falso è stato un gioco”. P.s. E comunque, viva Nella Martinetti e la sua ‘Bella musica’.

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