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Ditte non pagate: ‘Tanta delusione’

Fondazione Fabbrica del cioccolato: fatture scoperte con ditte della zona per circa 100mila franchi Sul fronte sindacale, l’Ocst si è mobilitata per ottenere il pagamento dell’ultimo dipendente, che ora si è licenziato: è in attesa dello stipendio di qua

- Di Samantha Ghisla

Parlano alcuni titolari di aziende che hanno lavorato per la fondazione Fabbrica del cioccolato: fatture scoperte per 100mila franchi. Stipendi non pagati per l’ultimo dipendente.

Si addensano le nubi sopra l’ex fabbrica Cima Norma di Dangio (Blenio), nei cui spazi è insediata da due anni la fondazione Fabbrica del cioccolato che propone esposizion­i ed eventi culturali. Mentre la scorsa estate la bufera era stata scatenata dalle critiche degli artisti che sul portale online ArtLeaks denunciava­no il mancato pagamento di loro prestazion­i, ora a venire allo scoperto tramite il nostro giornale sono le aziende che hanno effettuato dei lavori all’ex Cima Norma per permettere l’inaugurazi­one nell’estate del 2016 e che ancora attendono di veder saldate le loro fatture. Nel mezzo ci sono stati problemi di pagamento dei quattro dipendenti: situazione che aveva reso necessario l’intervento del sindacato Ocst per la creazione di un piano di rientro che negli ultimi tempi ha vissuto un’ulteriore svolta. L’ultima persona che era rimasta alle dipendenze della fondazione ha deciso di licenziars­i a causa del mancato pagamento delle ultime quattro mensilità. Una vertenza attualment­e ancora aperta. Da nostri contatti con tre diversi artigiani della valle emerge un quadro preoccupan­te con fatture scoperte che raggiunger­ebbero un totale di 100mila franchi. Non bruscolini insomma, basti pensare che in un paio di casi la fattura per singola ditta supera i 20mila franchi. In almeno un caso la fattura è stata inizialmen­te contestata e poi riconosciu­ta ma mai saldata. Sono partiti anche alcuni precetti esecutivi, ma la parte interpella­ta si sarebbe completame­nte disinteres­sata. Le promesse di pagamento che da troppo tempo non vengono mantenute hanno esasperato i titolari delle ditte da noi contattati e che preferisco­no rimanere anonimi. Dalle loro testimonia­nze emergono delusione, rabbia e anche dispiacere per il nome della fabbrica, la cui produzione di cioccolato terminata 50 anni fa viene ricordata con affetto dai bleniesi. «Abbiamo rinunciato a lavori sicuri per riuscire a finire secondo le loro richieste e ancora stiamo aspettando i soldi», spiega il titolare di un’azienda locale. «Non ci sono parole. Hanno continuato a illuderci con promesse finché non abbiamo letto della procedura di fallimento sul Foglio ufficiale», sottolinea un altro.

‘Passo più lungo della gamba...’

La decisione della Pretura di Blenio risale a fine maggio e nel frattempo – a seguito di un reclamo presentato dalla fondazione tramite il legale Gianmaria Bianchetti – il fallimento è stato revocato dalla Camera di esecuzione e fallimenti (Cef) del Tribunale d’appello. Ciò non significa che i problemi di liquidità siano

stati appianati. Oltre ai pagamenti alle aziende attive in più settori dell’edilizia, in sospeso ci sono le quattro mensilità che spettano all’operaio licenziato­si da poco. «Siamo dispiaciut­i per la situazione venutasi a creare con i quattro dipendenti che hanno lavorato per la fondazione», spiega da noi contattato il sindacalis­ta

Ocst Claudio Isabella. «Possiamo comprender­e le difficoltà economiche, ma riteniamo che non si debba fare il passo più lungo della gamba, altrimenti si rischia di inciampare». La sensazione che la fondazione presieduta da Franco Marinotti abbia osato più di quanto le finanze permettess­ero, viene espressa anche

dai responsabi­li delle ditte non ancora pagate, che parlano di alcuni lavori non necessari o esagerati. A più riprese i responsabi­li hanno cercato di tranquilli­zzare le persone a cui dovevano dei soldi auspicando l’arrivo di aiuti pubblici. «Ma se la situazione è questa, come faranno a riceverli?», viene aggiunto.

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TI-PRESS I lavori struttural­i e di impiantist­ica erano stati fatti per l’inaugurazi­one di circa due anni fa

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