Ovs chiude, Unia tiene aperta la vicenda
Manifestazione sindacale stamattina presso la filiale di Bellinzona. Gargantini: ‘I salari devono essere pagati’.
«Potete chiudere pure tutte le filiali ma non chiuderete con noi», annuncia Giangiorgio Gargantini di Unia. La manifestazione sindacale prevista stamattina in Piazza del Sole a Bellinzona tra le 10.30 e le 12 è tesa a dimostrare solidarietà e vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori, indica il responsabile sindacale, ma con uno scopo ben concreto: «Non deve restare un franco scoperto per i dipendenti che hanno lavorato con fedeltà e professionalismo fino all’ultimo giorno». Le disdette ai 1’150 impiegati a livello nazionale (una quarantina in Ticino), si ricorda, sono state inviate a giugno a seguito dell’annunciata chiusura di tutte le filiali. Dal punto di vista del sindacato, la procedura di licenziamento collettivo prevista dal codice delle obbligazioni – per quello che definiscono ‘uno dei peggiori casi di licenziamento di massa nel settore della vendita della storia in Svizzera’ – non è stata seguita in modo corretto (tra l’altro senza aver presentato alcuna proposta di piano sociale per le persone lasciate a casa). Oggi la principale preoccupazione di Unia riguarda i crediti salariali tutt’ora aperti. «Non c’è stata nessuna conferma da parte dell’azienda che verranno pagati. L’altro ieri durante un’intervista alla radio, il portavoce della società ha utilizzato più volte il condizionale... – commenta Gargantini e continua – aspettiamo con ansia il pagamento degli stipendi di luglio, solo allora sapremo con certezza a che punto siamo». La moratoria concordataria non può privilegiare alcuni creditori rispetto ad altri e garantisce solo il pagamento delle ore effettivamente lavorate. Con la chiusura definitiva dei negozi (prevista a fine giornata) il sindacato si chiede chi pagherà ai collaboratori l’ultima settimana di salario e tutte le spettanze attualmente in sospeso. L’ipotesi più temuta resta quella di un’interruzione anticipata dei rapporti di lavoro, ipotesi sostenuta dal probabile fallimento della Sempione Fashion. «Anche se ce la s’immagina facilmente, non accetteremo mai una fine anticipata dei rapporti di lavoro che non rispetti i termini legali di disdetta. Tutti gli scoperti saranno rivendicati. Se necessario pure in Italia, presso la casa madre».