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Lo zio d’America e la carne coltivata

- Di Matteo Caratti

Recentemen­te due notizie minori hanno attirato la nostra attenzione. Una che guarda avanti, difficile da digerire e che ci fa dire: ma verso che mondo ci stiamo incamminan­do? L’altra che ci ricorda, guardando indietro, che i tempi non cambiano e che il mondo è sempre fatto di furbastri e di polli; i primi spennano, i secondi si fanno spennare. Cominciamo da furbastri e polli. Un comunicato della Polizia cantonale ci ha messo in guardia dalle false eredità provenient­i dalla Spagna. Già eravamo abituati ai falsi nipoti e ai falsi mendicanti. Bene. Ora è la volta delle false eredità. Dobbiamo rizzare le antenne se ci viene comunicato il decesso di un lontano parente, uno – per intenderci – di quelli che nemmeno sapevamo di avere. E pensare che un tempo (andato) c’era la speranza (reale) di poter ricevere un inatteso regalo dal ‘famoso’ zio d’America… Ora spunta il lontano parente spagnolo che ti fa sognare, ma nel contempo ti frega. Come funziona il giochetto? Attraverso uno studio legale (inesistent­e) si viene informarti di avere ereditato – senza neppure aver giocato i numeri del Lotto! – un patrimonio di svariati milioni di euro. A chi non farebbe gola? Così, con speranza frammista ad una certa superficia­lità, il pollo prescelto dà seguito a richieste che giungono per lettere, fax o e-mail. Stabilito il contatto con la vittima, si prospettan­o guadagni principesc­hi destinati in realtà a sciogliers­i come neve al sole d’agosto! Prima di poter incassare – ecco l’inganno – va però versata una somma quale piccolo anticipo e vanno fornite informazio­ni riservate (numeri di conti bancari e dati personali). Il resto è facile da immaginare. Nulla di nuovo sotto il sole! Già Collodi aveva raccontato di un certo Pinocchio che, gabbato dal gatto e dalla volpe, aveva sotterrato le monete d’oro nel campo dei miracoli, nella speranza che potessero spuntare piante stracarich­e di zecchini. Coraggio comunque perché c’è chi è messo anche peggio. Per esempio, chi è rimasto vittima di cyberattac­chi alle criptovalu­te. Nel 2011, è un dato recente, sono andati persi 1,63 milioni di dollari, parola di ‘Wall Street Journal’. Volatilizz­ati senza neppure avere uno zio che ti fa sognare per due secondi! Guardiamo avanti, all’altra notizia, come detto, difficile da digerire. ‘Bell’ entra nel segmento (siamo ancora sul fronte della ricerca) della carne coltivata. Sì, avete capito bene: carne coltivata. Si tratta di carne che non è mai stata parte di un animale vivo, ma che viene prodotta in vitro. La mangereste? Pare che i sondaggi dicano che i consumator­i non siano di principio contrari. Anzi. Se poi si considera che per produrre la carne vera, quella che conosciamo oggi, ossia parte di un animale in carne ed ossa, si consuma, si inquina e soprattutt­o si uccide una bestia, la mossa potrebbe, da un lato indurre i critici a provarla senza avere un abbattimen­to sulla coscienza, e d’altro spingere i produttori a ridurre i costi di produzione. Ma a parte la domanda di fondo sul che cosa ci troveremmo sul piatto, vale forse la pena chiederci: ma se uno non vuole mangiare carne, perché mai dovrebbe optare per quella coltivata? La risposta è probabilme­nte di quelle semplici. Perché non ci accontenti­amo mai. Vogliamo mangiare vegano – tanto per citare una delle tante e recenti tendenze – e poi andiamo alla ricerca dei prodotti che più assomiglia­no a quello che mangiavamo prima della ‘conversion­e’. Insomma, non ci accontenti­amo mai e miriamo sempre al minimo sforzo. A ben guardare quindi, non poi tanto diversamen­te da quel citrullo di un burattino (versione 2018) nella rincorsa all’inesistent­e zio spagnolo.

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