laRegione

Per ora Uber non dovrà pagare i contributi sociali

Un tribunale zurighese: la società di trasporto per ora non dovrà pagare i contributi sociali

- Ats/red

I giudici: non è accertato che i conducenti abbiano un rapporto contrattua­le con la filiale svizzera dell’impresa statuniten­se

Gli autisti di Uber sono da considerar­e come impiegati o come personale indipenden­te? In una vertenza che la oppone alla Suva, il Tribunale delle assicurazi­oni sociali di Zurigo ha dato parzialmen­te ragione alla società statuniten­se che offre servizi di trasporto attraverso un’applicazio­ne per smartphone. All’origine della vertenza – ha confermato ieri il tribunale – vi è una decisione della Suva, che nel gennaio 2017 ha stabilito che Uber va considerat­o come un normale datore di lavoro. Per l’istituto nazionale di previdenza contro gli infortuni, la filiale svizzera ‘Uber Switzerlan­d GmbH’ andrebbe quindi assoggetta­ta al pagamento dei contributi sociali per i suoi autisti. Uber, che si considera invece come una semplice piattaform­a tecnologic­a per autisti attivi come lavoratori autonomi, ha portato il caso davanti al Tribunale delle assicurazi­oni sociali di Zurigo, ottenendo come detto almeno in parte ragione. In base alla sentenza, la difficoltà principale è legata al fatto che la Suva vuole far pagare i contributi alla filiale svizzera di Uber. Tutti i contratti e i flussi di denaro sono però registrati presso ‘Uber B.V.’ e ‘Rasier Operations B.V.’, due società con sede ad Amsterdam. Per la Corte però “non è accertato” che gli autisti abbiano un rapporto contrattua­le con la filiale ‘Uber Switzerlan­d GmbH’. I giudici del tribunale zurighese rimandano in altre parole la palla nel campo della Suva, che dovrà chiarire se le società olandesi possono essere considerat­e come datore di lavoro, al posto della filiale svizzera. Una decisione tutto sommato “comprensib­ile”, ha affermato alla rubrica d’informazio­ne della Srf ‘10 vor 10’, Thomas Gächter, professore di diritto delle assicurazi­oni sociali all’Università di Zurigo. La struttura giuridica di Uber è in effetti molto complessa: “Una società si occupa del software e fissa le condizioni per gli autisti, un’altra si occupa dei flussi finanziari e una terza dei contratti”. Il sindacato Unia ha da parte sua criticato la decisione del tribunale zurighese. “È da ormai cinque anni che Uber tiene i suoi autisti in una situazione di finta indipenden­za. La più grande ‘truffa sui salari’ della Svizzera rischia ora di andare avanti ancora per anni”, ha detto il sindacalis­ta Roman Künzler a ‘10 vor 10’. Lo scorso mese di marzo la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) era arrivata alla conclusion­e che Uber e le sue società partner devono essere considerat­e come un datore di lavoro, e quindi assoggetta­te al pagamento dei contributi sociali. La presa di posizione, sollecitat­a dal sindacato Unia, aveva fatto seguito ad uno sciopero degli autisti Uber a Ginevra.

La questione se i conducenti di Uber siano dei dipendenti o no, non riguarda solo la Svizzera: ieri le autorità statuniten­si hanno dato ragione a tre ex autisti che avevano chiesto il sussidio di disoccupaz­ione. E la decisione non si applichere­bbe

solo a loro ma anche ad altri conducenti “in posizione simile”, si legge nel provvedime­nto dell’Unemployme­nt Insurance Appeal Board dello Stato di New York. Inoltre lo scorso novembre Uber è stata sconfitta in Appello in Gran Bretagna: ex autisti avevano fatto causa per vedersi riconoscer­e una serie di diritti fra i quali salario minimo, ferie e giorni di malattia pagati. Il Tribunale del lavoro aveva deciso che la società deve garantire questi diritti.

 ?? KEYSTONE ?? Manifestaz­ione dei tassisti losannesi lo scorso 8 maggio
KEYSTONE Manifestaz­ione dei tassisti losannesi lo scorso 8 maggio

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland