Sanità, occorre una virata di 180 gradi
“Esiste la volontà politica?”. È la conclusione della risoluzione dell’assemblea cantonale dell’Associazione anziani GenerazionePiù del 24 maggio 2018. Il riprovevole caso del 12enne affetto da un tumore è, purtroppo, uno delle numerose situazioni che confermano l’inadeguatezza della gestione del “rischio salute” (premi cassa malati). Situazione che si trascina da anni e che è sempre più preoccupante, perché non si trovano soluzioni concrete. Per questo motivo, l’Assemblea cantonale di GenerazionePiù, sulla base di uno studio di esperti internazionali (incaricati dal Consiglio federale), ha fatto le considerazioni che mi permetto di elencare qui di seguito, in sintesi, perché pertinenti al caso menzionato. La Svizzera dispone di una sanità molto buona. Le qualità delle prestazioni sono di alto livello, i periodi d’attesa brevi. C’è però una tessera del mosaico sanità difficoltosa da dominare, è quella dei costi a carico degli assicurati. Nel complesso campo della sanità, che è d’interesse pubblico, il “rischio salute” è stato affidato a compagnie d’assicurazione che sono di carattere privato. La sanità viene qui chiamata a confrontarsi con criteri economici che non sono applicabili al settore sanitario. Questa situazione di incompatibilità è la causa delle difficoltà che si riscontrano e che sono destinate a rimanere, se non si cambia il metodo. Allo stato attuale è lecito chiedersi: “La sanità, come interesse pubblico fondamentale, potrà ancora essere garantita o la salute sarà un privilegio di chi potrà pagare?”. In questa prospettiva, per nulla incoraggiante, solo l’Ente pubblico può ergersi a garante. Per questo motivo, gli anziani di GenerazionePiù sono dell’avviso che “occorre una svolta di 180 gradi”. Alla base del settore sanitario vanno posti i principi che reggono la collettività: solidarietà, intergenerazionalità, coesione nazionale. Il Governo federale e i Governi cantonali dovrebbero riappropriarsi delle competenze decisionali. Impostare la gestione sul tipo di quella dell’Avs o della Cassa disoccupazione, stipulando un contratto di prestazioni con le Assicurazioni per l’incasso dei premi e il controllo delle fatture. Prendere a carico dell’Ente pubblico tutti i costi della salute e introdurre una “tassa per la sanità”, secondo modalità confacenti e a costo sopportabile per il ceto medio. Lo scoperto rientrerà nei costi generali dello Stato. È un’idea infondata? È fantascienza quanto esponiamo? Siamo coscienti che è una proposta estrema, ma necessaria. Per ottenere risultati soddisfacenti per gli assicurati, occorre interrompere, per quanto riguarda il rischio salute, l’attuale legame tra i criteri della sanità e quelli dell’economia. Comunque nulla è impossibile. Per una virata a 180 gradi, esiste la volontà politica?